Nils Johan Olsson Blommer – Lo spirito dell’acqua e le figlie di Agir – 1850

Nils Johan Olsson Blommer – Lo spirito dell’acqua e le figlie di Agir – 1850

Nils Blommer – Lo spirito dell’acqua e le figlie di Agir – 1850

Decisamente particolare e dalle atmosfere incantate come solo la scuola mitteleuropea sa proporre, è questo “Näcken Och Ägirs Döttrar”  (The Water-Sprite And Ægir‘s Daughters) tradotto :”Lo Spirito Dell’Acqua E Le Figlie Di Agir”.

Fu dipinto nel 1950 da Nils Johan Olsson Blommer (1816 – 1853) artista svedese che da Lund, riuscì ad arrivare a Roma, culla in ogni tempo della pittura, per poi qui riposare in pace.

Inizialmente ritrattista, si spostò prima a Stoccolma, poi grazie a una borsa di studio a Parigi, infine in Italia dove, poco dopo il matrimonio morì ancora molto giovane per una polmonite.

Di impostazione romantica, dallo stile raffinatissimo, Blommer ha lasciato poche opere conosciute ma tra queste è evidente la sua attenzione per la mitologia norrea e la storia scandinava.

Nils Blommer – Freyja Con Gatti E Angeli

“Näcken Och Ägirs Döttrar” dipinto due anni prima della morte,  si discosta in verità dal suo stile solito, puntiglioso, quasi stucchevole nella perseveranza della ricerca dell’ideale perfezione ed è invece il frutto di una concentrazione del pittore sull’aspetto mistico, misterioso del soggetto.

Si può solo definire come stupendo lo spettacolare modo in cui Blommer dipinge i riflessi della tenue luce, già questa indecisa se essere sole o luna, sull’acqua.

Tra onde dal sapore caldo che sembrano coperte per i suoi solcatori, è appunto raffigurato lo spirito dell’acqua e le figlie di Agir, che sinuose mostrano le parti chiare del corpo mentre placide si appoggiano e si lasciano trasportare dal Nacken.

“Nacken”, così è chiamato lo spirito dell’acqua, si mostra dalla schiena possente mentre, come vogliono le numerose leggende, suona e canta per attirare i viandanti. Questa figura è molto presente nella mitologia mitteleuropea , differisce da paese a paese, di popolo in popolo, sia per il nome vagamente diverso, sia per le qualità. Si narra che questi spiriti fossero  esseri dalla forma cangiante, che potevano assumere vari aspetti umani o animali sotto i quali si presentavano ai viandanti.

Nils Blommer – Heimdallr Ridà La Collana A Freyja – 1846

Si trovavano in prossimità di fiumi, mari o laghi, alcune leggende li descrivono come figure negative che appunto riuscivano con la loro musica ad attirare gli sventurati fin nelle acque per poi farli affogare, altre invece ne fanno delle figure positive.

Quando assumevano forme umane, si mostravano nudi, in svedese appunto “naken” da qui il nome.

 Blommer si mostra in questo quadro pittore eccelso come in effetti mai più si è ripetuto, abbandonate le rigide impostazioni solite, riesce a farci trastullare dalle tranquille acque scandinave dove con sapienti pennellate  ci fa partecipi  dell’incontro con la rilassante visione delle “sirene”, le figlie di Agir, in tutto il loro candore, che si confondono tra le onde, dandoci effettivamente la sensazione di un avvistamento casuale avvenuto tra la foschia notturna. Il Nacken appare dall’aria innocua con un cappello rosso, simile ad un babbo natale che reca sul dorso come doni, le splendide fanciulle.

Nils Blommer – Lo spirito dell’acqua e le figlie di Agir – 1850

La mitologia Germanica parla del dio del mare Agir, gigante dalle nove figlie (Bára, Blóðughadda, Bylgja, Dúfa, Hefring, Himinglæva, Hrönn, Kólga, e Unnr) con nomi presi dalle onde. Si narra fu lui l’inventore della birra con cui innaffiava le sue bellissime feste. Spesso accanto ad un personaggio positivo, la mitologia  ne  propone uno negativo, infatti Ran (Sjörán) è la moglie di Agir, crudele divinità che è solita irretire e affogare i marinai e solo in cambio di oro li lascia liberi.

Blommer riesce a rappresentare tutto questo nella sua stupenda opera, dove la dolcezza delle onde notturne sembra volerci rilassare e volerci nascondere i pericoli che sappiamo esserci, anche se mantiene nell’atmosfera tetra, il presagio di sventura, il sentore dell’altra faccia delle divinità rappresentate, ovvero il prezzo vitale da pagare nel caso ci si facesse attrarre dalle loro bellezze, dai loro sussurri.

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