Nudo Su Lenzuola Gialle – Antonio Rizzi – 1906

Nudo Su Lenzuola Gialle – Antonio Rizzi – 1906

Nudo Su Lenzuola Gialle – Antonio Rizzi – 1906

Estremamente carnale è questo “Nudo Su Lenzuola Gialle” di Antonio Rizzi (1869-1940), dipinto probabilmente intorno al 1906.  

Antonio Rizzi nasce a Cremona, di lui sono noti i lavori quale affrescatore sulla facciata di San Felice a Cremona e la decorazione della Sala della Consulta. Ebbe riconosciuta fama in tutta Europa, gli furono assegnate le decorazioni a mosaico delle lunette dei propilei del Vittoriano a Roma e dal 1899 al 1924 partecipò più volte alla Biennale di Venezia.

Tra le opere dipinte ad olio restano di maggior interesse la bellissima e dettagliatissima “Nerone E il Cadavere Di Agrippina” del 1891 e l’intenso “Nudo Su Lenzuola Gialle” probabilmente del 1906, dove le grosse pennellate lasciano il gusto della carne rosea in bocca, di questa ragazza, forse soddisfatta e stremata dopo l’amplesso oppure vogliosa di cominciarne uno con chi la osserva.

Nerone E Il Cadavere Di Agrippina – Antonio Rizzi – 1891

I fiori dipinti di un ottimo realismo, la contornano come ricami in questa immensa, improbabile distesa di lenzuola giallo limone.

L’immagine è solare, i colori brillanti, solo un particolare rimane a mostrarci inquietudine: quel volto nascosto dall’ombra , unica nota stonata che non si dona o lo fa solo in parte a chi osserva questa difficile posa dipinta in maniera magistrale.

Lo scorcio prospettico è tra i più complicati da rappresentare ma Antonio Rizzi ci riesce con semplicità apparente e riesce a mascherare le alterate proporzioni: la testa troppo piccola rispetto ai fianchi e la mano a sinistra ovviamente troppo grande.

Rizzi non usa lo stratagemma della “proporzione inversa” ma cerca comunque di ingannare la prospettiva corretta che non avrebbe incentrato l’attenzione sui fianchi ma completamente sul volto che invece sembra per lui non degno di interesse particolare e eccessivamente ombreggiato.

Nudo Su Lenzuola Gialle (particolare) – Antonio Rizzi – 1906

Resta quindi protagonista l’accogliente incavo del bacino femminile, il petto, che si offrono incastonati nella posa del Cristo sulla croce, quale sacrificio o dono del proprio corpo.

C’è effettivamente un velo d’inquietudine in tutta quest’opera che contribuisce a renderla affascinante, più la si osserva e più sono evidenti le contraddizioni emotive, non ultime, l’offerta del corpo, dei seni e delle labbra rosse che cozza con lo sguardo spento, senza un riflesso di vita, i capelli color cenere, trasandati, trascurati.         

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