Tra i pittori contemporanei figurativi di un certo interesse, possiamo menzionare Paolo Troilo, tarantino classe 1972.
Nel suo percorso, troviamo la presenza alla 54’ Biennale di Venezia nel 2011.
E’ innegabile che ci sia stata negli ultimi decenni una riscoperta della figurazione, un suo riappropriarsi del proprio spazio artistico e della bellezza legata all’anatomia, al corpo, all’esaltazione di quello che la natura ha creato con migliaia di anni di evoluzione.
Paolo Troilo ne è un cultore, la esalta, la rende protagonista, ne cerca l’essenza, arrivando a sovradosarla di energie, cercando di rappresentare non solo l’involucro, quelle forme che il tempo ha portato ad essere le più appropriate funzionalmente ed esteticamente, ma anche ciò per cui è stato creato e ciò che il suo movimento, il suo integrarsi con lo spazio metafisico, crea.
I suoi personaggi sprizzano energie da ogni dove, sgocciolature ottenute con “dripping” schizzano dai muscoli, dalle teste come proiezioni di energia mentale in una unione di figurativo ed “action painting”.
L’universo di Troilo è dipinto in scale di grigio quando non affiora dal cupo nero o spicca nel bianco candido.
Come nelle antiche “grisaille” le figure nel mocromatico pluritonale esaltano le forme, incantano con il disegno.
Talvolta nelle surreali costruzioni fantasiose, esplodono, scintillano come ispirati ai manga giapponesi o da una cultura spirituale orientale volta a sondare le capacità energetiche umane.
Troilo rappresenta lotte di modelli nudi, saturi di elettricità che faticano a trattenere e che disperdono nell’atmosfera.
Se possiamo asserire che la pittura di Troilo parte da una raffigurazione anatomica tradizionale, possiamo altrettanto dire che nella lettura dei suoi quadri si trasforma, sommando tecniche più contemporanee fino ad inglobare una visione più spirituale dell’essere umano. Anatomicamente impeccabile, riesce ad unire una ricerca figurativa innovativa ad una classicità di base della rappresentazione.