Parmigianino – Madonna Della Rosa – 1503

Parmigianino – Madonna Della Rosa – 1530

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Parmigianino – Madonna Della Rosa – 1530

Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino (1503/1540), è caratterizzato e conosciuto specificatamente per la comparsa di anatomie curiose all’interno delle sue opere. Questo particolare lo ha reso facilmente riconoscibile presso il grande pubblico, ma resta una costante inspiegabile delle sue composizioni, curatissime e, se si esclude questi particolari, perfette.

Famosissima è la sua “Madonna Dal Collo Lungo” del 1535, in cui l’accurata accentuazione di questo particolare anatomico, tende ad esaltare la nobiltà d’animo della vergine.

Non è raro trovare anche in altre opere un disegno anatomico liberamente interpretato ma nei suoi quadri è soprattutto ricorrente il particolare disegno del collo femminile allungato.

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Parmigianino – Madonna Dal Collo Lungo – 1535

Parmigianino sembra riprendere lo studio di Michelangelo, che nelle sue sculture era solito esaltare quelle parti anatomiche funzionali alla narrazione scenica, in maniera spesso così fine che lo spettatore ne avverte inconsciamente la accentuata presenza senza captarne consciamente la causa.

Un esempio di questa prerogativa michelangiolesca è la “Pietà” del 1499, stupenda scultura in marmo, ad una prima occhiata perfetta nelle proporzioni e nelle fattezze, mentre poi si rivela completamente sbagliata ad una occhiata più approfondita: la Madonna è in realtà gigantesca, il Gesù morto ha invece le proporzioni e la costituzione di un adolescente tra le sue braccia. Questo espediente aumenta la teatralità e la drammaticità della composizione, risaltando lo stato d’animo della Madonna, protagonista, a discapito del Gesù morto, che quindi appare freddo, solo causa del dramma.

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Michelangelo Buonarroti – Pietà – 1499

Parmigianino in molte opere si lascia prendere la mano da acrobazie anatomiche atte a centralizzare l’attenzione su gesti, personaggi, parti del corpo che in questo modo diventano protagonisti. Ne è un esempio il San Giovanni Battista nella “Visione di San Girolamo” del 1527, dove il santo, relegato sullo sfondo, dorme, la Madonna con il figlio sono in alto e il protagonista assoluto diventa il Battista, riconoscibile dalle immancabili vesti di cammello, che con la gestualità di un braccio e una mano indicatrice decisamente sproporzionati rispetto alla testa, attrae l’attenzione in maniera assoluta e si pone a base di tutta la composizione.

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Parmigianino – Visione Di San Girolamo – 1527

Altro esempio della stranezza anatomica del Parmigianino è “Cupido Che Fabbrica L’Arco” del 1535. Il corpo stupendamente reso nella visione finemente prospettica, è un incrocio tra quello di un adolescente e quello di una donna dai fianchi già sviluppati e le anatomie rotonde, femminili. Se questa scelta figurativa si può spiegare con l’iconografia spesso usata per rappresentare gli angeli, decantati come privi di sessualità definita, non è altrettanto spiegabile la sproporzione della testa, troppo piccola ma ottimamente dipinta, che mal si incastona con la spalla robusta, l’avambraccio vigoroso.

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Parmigianino – Cupido Che Fabbrica L’Arco – 1535

La “Madonna Della Rosa” non fa eccezione, delicatissimo dipinto del 1530, è un quadro in cui il dettaglio è eccessivamente curato, rifinito da velature incredibilmente modulate, sfumato nei colori più accesi da una coltre ammorbidente che dona all’insieme una qualità pittorica eccezionale, chiaro effetto di una sensibilità sviluppatissima. Eppure, la cura che il Parmigianino ha messo nel modellare la tridimensionalità dei complicati panneggi, della carne del putto, del volto e le mani della vergine, non ha riscontro nel disegno delle anatomie, certo perfette, ma straordinariamente esaltate nelle proporzioni prospettiche.

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Parmigianino – Madonna Della Rosa (particolare) – 1530

La madonna appare così, tra l’affacciarsi di un capezzolo impertinente, con queste braccia ricoperte da vesti pregiate avviluppanti il putto, lui sì prospettivamente perfetto, mentre lei, mostra gigantesche mani finissime nella loro pittoricità, lunghissime, protagoniste. In un qualsiasi altro quadro questo dettaglio disturbante basterebbe per non accettarlo come opera preziosa, ma il Parmigianino impone la sua bizzarria anatomica come a sottolineare che nonostante ciò, il quadro è così ben dipinto da essere comunque un capolavoro.

Parmigianino si spinge oltre il possibile nel suo osare l’inconsueto e rasentare il filo del buon gusto e si perde sfrontatamente nella descrizione del pube del putto. Questo dettaglio, unito alla trasparenza dei seni turgidi, ha dato adito alla teoria per cui più che una “Madonna Con La Rosa”, il quadro fosse una rappresentazione profana di Venere e Cupido, anche se Venere è di solito identificata da una chioma dorata. Tale possibilità è resa più probabile dalla presenza della rosa, simbolica di Afrodite.

L’immancabile collo stretto e, in questo caso non eccessivamente lungo, risalta poco per la sproporzione più evidente delle mani, ma il Parmigianino non rinuncia a questa sua caratteristica che, attutita nella sua accezione dal panneggio delle vesti, dona al soggetto quella delicatezza e quell’eleganza sua tipica.

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Parmigianino – Madonna Della Rosa (particolare) – 1530

Gli occhi bassi della vergine, tendono a centralizzare l’attenzione sul centro del quadro, dove il putto le porge una rosa ma, troppo piccola per essere protagonista, l’omaggio lascia il campo alla mano gigantesca e finissima contornata da una manica della veste che sembra essere composta da petali di questo fiore. il Parmigianino nel mostrarci la cura maniacale della veste fatta di sovrapposizioni di veli finissimi, ci vuole forse comunicare che la rosa e tutto ciò che simbolizza, è in realtà associata alla figura femminile protagonista, e come petali, i veli del vestito la contornano come fosse un bocciolo. Tutto ciò tende ad enfatizzare l’aspetto pagano dell’opera, ossia che nascosta dietro ad una rappresentazione religiosa, ci sia in realtà un omaggio a Venere e Cupido.

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Parmigianino – Madonna Della Rosa – 1530

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