Vanessa Beecroft – Le Membre Fantôme – 2015

Vanessa Beecroft – Le Membre Fantôme – 2015

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Vanessa Beecroft – Le Membre Fantôme – 2015

Alla 56° Biennale di Venezia, Vanessa Beecroft ci sorprende presentando questa installazione, accantonando per il momento la sua manifestazione artistica principale, la fotografia, con la quale si è imposta da anni al grande pubblico.

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Jennifer Statuario – 2015


La sua passione per la scultura non è una novità ed anche all’Expo di Milano, la Beecroft presenta il gruppo scultoreo: “Jennifer Statuario” che vede al centro il calco della sorella, legato, capovolto, costretto tra blocchi di pietra forse a testimoniare un disagio, una opprimente ristrettezza di spazio che imprigiona il calco in gesso classico, rovesciato, simbolo appunto della opposizione alla classicità.

Alla Biennale invece la Beecroft riempie l’ambiente di torsi, sculture di vari materiali, cromie e texture.

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Le Membre Fantôme – 2015

Le Membre Fantôme” è il titolo dell’opera e in effetti le sculture mutilate degli arti e in pose contrite riassumono il concetto espresso nel titolo, ovvero la strana coscienza che ancora mantiene chi ha perso una parte del corpo, una mano, un braccio, una gamba ma continua a sentirne la tattilità per effetto delle terminazioni nervose.

L’opera è effettivamente più complessa di quello che può sembrare ad una prima osservazione.
Vanessa Beecroft si ispira all’enigmatica installazione di DuchampEtant Donnés” elaborata lungamente tra il 1946 e il 1966.

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Duchamp – Etant Donnés – 1946/1966

 

vai al video ——–> Duchamp – Etant Donnés – 1946/1966

 

Come Duchamp faceva intravedere la sua istallazione dai buchi del legno di una porta chiusa, la Beecroft racchiude il suo lavoro dietro pareti di marmo che lasciano aperto alla vista un solo squarcio. La citazione “duchampiana” si rafforza nell’evidente posa del bronzo in mezzo alle altre statue, decisamente simile al torso di donna intravista nell’ “Etant Donnés”.

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Vanessa Beecroft – Le Membre Fantôme – 2015

Accatastate in pose di vario genere, tra colonne e blocchi di pietra, le muse della Beecroft sembrano voler unire ancora una volta l’Arte contemporanea a quella classica in una ricerca delle radici artistiche voluta da chi, improntata verso un progresso frenetico e spersonalizzante si ritrova nudo, privo della gioia di aver raggiunto lo scopo prefissato ma anche con la consapevolezza di aver perso il contatto con la propria origine.

Listallazione della Beecroft sembra ricordarci la nostra storia, il nostro punto di partenza dal quale ci allontaniamo nel corso dell’esistenza verso una ricerca di nuovi punti di interesse, addentrandoci in ambienti diversi, forse più freddi e distanti dalla nostra essenza esistenziale.

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Vanessa Beecroft – Le Membre Fantôme – 2015

Le Membre Fantôme” in questo caso è forse il riflesso dell’amputazione di una parte di se stessi che nel corso del cammino possiamo aver perduto, una parte che pensiamo di possedere nei nostri ricordi, nei nostri pensieri ma che invece è ormai distante, forse irrecuperabile, forse la parte più preziosa, la forza generatrice, la causa che ci ha spinto fino a dove siamo, senza la quale la via intrapresa perde consistenza e senso.

La Beeccroft sembra volersi voltare indietro alla ricerca di questa forza originaria e ci invita a fare altrettanto.
La citazione di Duchamp fa chiarezza inequivocabile su questo punto, la Beecroft ci sottolinea la mancanza di un fattore fondamentale: il torso in bronzo al centro, ripreso nella posa dal lavoro di Duchamp, è amputato del braccio che doveva sorreggere la lampada, ovvero il lume della ragione, forse la “ragione” intesa come intelletto, o forse la “ragione” intesa come causa scatenante.

 

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Vanessa Beecroft – Le Membre Fantôme – 2015

Il possibile inganno dovuto alle figure scolpite in pose simili a quelle delle modelle nelle sue foto è smontato dalla teatralità dell’insieme, la pulsione di base di questa istallazione, come quella dell’opera presentata all’Expo, è diversa dalla tematica dei suoi lavori fotografici dove è visibile una marcata impostazione verso una ricerca estetica esteriore, meno introspettiva e attuale.

Vanessa Beecroft ci regala per il padiglione Codice Italia, questa cerebrale costruzione ricca di citazioni rielaborate nell’interpretazione di un contesto temporale in cui non è la sola artista ad avvertire il pericolo di una perdita, un vuoto o meglio il pericolo di un possibile vuoto causato dall’interruzione di un percorso o la sua deviazione dalla meta originaria.

3 Risposte a “Vanessa Beecroft – Le Membre Fantôme – 2015”

  1. Ho letto anche questa volta e con l’attenzione che da sempre McArte merita.
    Sino ad attimo prima non avevo preso in considerazione la possibilità di spingermi a questa Biennale.
    Adesso sono deternminato a farlo.
    La sublimazione del racconto di quest’Opera è risultata contagiosa.
    Ne sono permeato al punto che non posso assolutamente mancare dal vederla da vicino.
    Con i miei occhi. Toccarla, se possibile.
    Il mio grazie. Come sempre.

    1. Mi associo, inutile negare che Vanessa Beecroft è da sempre tra le mie preferite perchè riesce a trarre il meglio della sue modelle, anche quando sono in pose molto semplici, qualità essenziale per un fotografo, ma questo suo lato concettuale nelle istallazioni non può che affascinare

      1. E’ doveroso aggiungere queste poche parole all’articolo per fare estrema chiarezza sulla sua volontà interpretativa: Il fattore fondamentale di cui si avverte la mancanza nel confronto tra l’opera di Duchamp e quella della Beecroft è la lampada, ovvero il “lumen”, Il lume della ragione.

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