La Potente Sofferenza di Anselm Kiefer
Anselm Kiefer pittore tedesco è nato nel 1945. Cresciuto dopo la Seconda Guerra Mondiale in mezzo alle macerie della sua terra, Kiefer sembra volerne portare il peso tragico, il senso di colpa opprimente della carneficina dell’Olocausto, di quella serie di grandi errori che la sua Germania ha fatto.
I primi suoi lavori degli anni ’70 “Besetzungen” sono provocatoriamente fotografie e dipinti di lui nell’atto del saluto nazista in luoghi particolarmente legati alla storia hitleriana.
Un’ aspra critica gli fu mossa contro per questa serie di opere, fu tacciato di neo nazismo in patria, quando in realtà il suo fu un modo per reincludere nella storia del suo popolo quella parte oscura di cui si tentava l’oblio, una sorta di cura psicoanalitica che potesse far accettare al popolo tedesco quella parentesi vergognosa che nel bene e nel male faceva parte in ogni caso di loro.
Per questo motivo espose inizialmente prevalentemente all’estero, dove ottenne subito riconoscimenti per la sua grande capacità tecnica e la sua corposa caratteristica pittorica.
I suoi soggetti si esaltano nei grandi formati, maestosi, virili, potenti nella colorazione povera di variazione cromatica, dove predominano i grigi , i bianchi, le ombre scure, il color mattone e ad una ampia, materica pennellata si alternano superfici piatte.
Gli anni ’80 lo vedono impegnato nella serie di opere incentrate sulla storia ebraica, le prigioniere e le donne uccisesi nei campi di sterminio nazisti.
Kiefer continua la sua opera nel riportare alla luce un passato scomodo, oltraggioso mettendo ancora il dito nella piaga di quella che fu un’era maledetta, cercando di unire la contraddizione insanabile tra l’amore per la sua terra e i delitti commessi in nome del suo popolo.
Lui che non era ancora nato, lui che come tutti quelli della sua generazione si trovava un fardello così pesante da portare senza averne alcuna colpa.
Include nei suoi lavori terra, sabbia, mattoni, oggetti di vario genere, cenere, fiori e suoi disegni che poi unisce con pennellate, sgocciolature, macchie di colore, crepe, strati su strati di pigmento che danno vita e spessore a quadri imponenti, drammatici, vorticosi, dove nonostante la scarsa varietà di colore riesce ad esprimere una pittura viva, intensamente partecipata. E’ suo uso integrare il significato delle opere che traspare dalla figurazione con scritte a pennello.
La figurazione presente è spesso accessoria, la capacità magistrale di trasformare forme e materia in composizioni che destano grande interesse estetico, ci portano spesso a trascurare il sottofondo cosciente razionale che spinge l’autore nell’esecuzione e a gustare le opere al pari di composizioni astratte.
Si avverte la grande pulsione che lo muove, la grande capacità di rendere condivisa un’esperienza negativa ma potente in cui si cerca di trovare una ragione, un filo logico, un qualcosa di positivo da salvare: il peso della storia opprimente, ben rappresentato da un materiale che Kiefer spesso adopera, il piombo.
«L’arte deve sempre tentare di arrivare alla verità, anche se non ci riesce deve avvicinarsi il più possibile alla verità»
Così Kiefer riassume il suo progetto artistico che include la cabala, l’alchimia, lo yoga.
Sondando la natura umana nella sua accezione più profondamente tragica Kiefer riesce a condurre lo spettatore attraverso i meandri di ricordi e sensazioni inconsce terribili senza farsene contaminare, rivelandone le immagini su gigantesche tele, mostrando nell’orrore, la maestosità, la potenza di cui l’uomo è capace, lasciando intravedere la possibilità che tale grandezza possa essere impiegata non più per percorrere le vie del male, ma per indirizzarci verso quelle del bene.