Chie Aoki è una artista Giapponese di trent’anni.
Scultrice dalle tinte noir, presenta opere particolarmente intense sia per le forme, sia per i colori e i materiali usati, spesso plastiche mischiate con metalli, polimeri.
Il risultato è una fusione non solo di materiali ma anche di entità, dove la figura umana viene inglobata in una sorta di materia oscura, da cui fuoriescono ormai solo le gambe.
Chie Aoki si trova a gestire questa trasformazione del corpo suggeritagli dal suo inconscio e i risultati sono affascinanti.
Come scontri di due universi diversi i suoi esseri si tendono nello sforzo di lottare, avvolti dalla materia traslucida e incuranti del loro essere prigionieri, pensano prima di tutto alla sopraffazione, senza rendersi conto che quello è l’ultimo dei loro problemi.
Ormai inglobate in un mondo isolato, hanno la parte sensibile coperta di un metaforico nero avvolgente, simbolico distacco dal sociale di entità umanoidi totalmente abbrutite e isolate.
Le paure di Chie Aoki assumono spettacolari giochi anatomici e addirittura cadono dal soffitto oppure si estendono nella loro nuova forma distorta fino a cercare di toccarlo, forse per trovare vie di fuga.
Simbolica rappresentazione di un mondo in cui ancora le guerre imperversano, la Aoki sembra guardare con distacco e disprezzo gli esseri che ormai imprigionati nelle loro lotte non si accorgono di quanto possano essere puerili e autolesioniste ai suoi occhi.