Giorgio De Chirico – Corazze con Cavaliere – 1940

Giorgio De Chirico – Corazze Con Cavaliere (Natura Morta Ariostesca) – 1940

Giorgio De Chirico è passato alla storia della critica d’Arte per la sua interpretazione concettuale del rapporto spazio-soggetto pittorico, Giorgio De Chirico è la Metafisica: le piazze, gli idoli, le colonne, i richiami alla Grecia classica, la visione spiazzante di una realtà personale di cui ci ha fatto partecipe. Ma Giorgio De Chirico è anche altro, parallelamente non ha mai smesso di dipingere soggetti più classici. Le sue bagnanti, le nature morte, i suoi destrieri, sono altrettanto significativi se non più interessanti sotto il profilo strettamente tecnico .

Corazze con Cavaliere” del 1940 è uno dei quadri in cui abbandona le esigenze di una pittura cerebrale a vantaggio di un soggetto che si presta ad una rappresentazione più libera e ad una freschezza d’esecuzione dove è protagonista assoluto il virtuosismo pittorico.

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Corazze Con Cavaliere – (Natura morta ariostesca) – 1940

 

Si arriva così alla nascita di quest’opera dalle pennellate decise nel descrivere i colpi di luce nei metalli e i fregi delle armature scolpiti dal colore. De Chirico ci mostra tutta la sua perizia accennando negli ottoni lucidi, i riflessi rossicci del tessuto sottostante, così trascurati ad una prima occhiata, invece così perfetti se visti con attenzione. Come suo solito non manca di mettere punte d’arancio nel culmine dell’ombra calda ad accentuarne il significato come se la preferisse alle parti in luce, dove ogni pittore fa sfoggio di bravura per lui scontata.
La coperta è scintillante di ricami al pari delle armature, descritta in ogni dettaglio, magnifica nell’ombreggiatura del panneggio di cui attenua o accentua il contrasto a seconda delle ombre.

La prospettiva dell’elmetto in primo piano è dipinta con sicurezza al punto che sembra un passaggio ovvio invece del punto focale di tutta l’opera, una prova superba di resa tridimensionale.

Il voluto contrasto con il telo castano, polveroso, stropicciato, apre il quadro sullo scenario di fondo: accennato, spoglio, trascurato, un cavaliere mal dipinto corre ricoperto del pigmento essenziale affinchè lo si riconosca come tale. De Chirico ci ha abituato anche a questo, quello che non gli interessa non gode dei suoi favori di pittore ottimo e la differenza di stile tra la parte principale e lo sfondo è evidente. Il paesaggio abbozzato, amplifica l’eccellenza dell’altra parte del quadro che più gli interessa: la descrizione del metallo di cui si può avvertire la fredda essenza, saggiarne la durezza, la fine cesellatura, appena contaminato dal calore e dai colori dei ricami rosso arancio acceso che si fanno spazio dal basso fiammeggianti a riscaldarlo.

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