Cosa ci ha lasciato Claudio Olivieri
E’ da poco venuto a mancare Claudio Olivieri, pittore “analitico“. Nato a Roma nel 1934, muore a Milano il 16 Dicembre di quest’anno. Lascia opere piene di luce e colore, oggetti testimonianze del libero riversarsi della pura creatività sulla tela, scevra da ideologie e gabbie precostituite.
Olivieri studiava la luce, le sue trasformazioni all’interno dello specchio cromatico e riportava tutto su tela con leggerezza ma mai banalmente, sempre facendo attenzione alla semplicità e scansando però l’ovvio. La Pittura Analitica ebbe il merito di riportare alla metà del secolo passato, gli artisti sulla tela, di riconcentrarli sulla “pittura”, abbandonata con la nascita e crescita della Pop Art, dell’Arte Concettuale ed altre tendenze sorte in quegli anni e precedenti, guidate più dall’intelletto ed espressioni che esulavano dalla pittura stessa. Il concetto di Pittura Analitica è riassunto nella frase:
“ La pittura analitica è la pittura che analizza se stessa”
…e i mezzi tecnici con cui è realizzata.
I lavori di Olivieri sono gioiosi, intensi, e anche nella staticità della pittura, movimentati, danzano come danzano i raggi di luce penetrati da un anfratto che cambiano i colori delle cose.
Olivieri dipinge visioni, le ingigantisce affinchè siano più forti. Ha partecipato a quattro “Biennali di Venezia”, a “Documenta”, la sua vita artistica è stata intensa, forse con qualche delusione legata alla via che ha preso l’Arte, la critica, come lui stesso affermava negli ultimi anni, a suo parere trasformata in comune commercio, che vede non più gli artisti protagonisti ma tutti i personaggi che le sono intorno, galleristi, organizzatori, mancanti di quel puro spirito che negli anni passati animava tutti gli addetti ai lavori. Il suo lascito sono opere che solleticano lo sguardo, si fanno accarezzare dagli occhi, morbide, intense, cangianti, sempre in divenire anche nella loro fissità.