Max Sauco, artista, fotografo russo classe 1969 nato a Irkutsk.
La sua caratteristica di base è la fotografia, un sapiente uso dell’obbiettivo, un interessante dosaggio di luci, contrasti, pose studiate e adeguate a narrare il suo pensiero ricco, articolato, espresso con forza.
I suoi lavori si distinguono per una pesante manipolazione digitale, Photoshop è il suo pennello, il suo attrezzo insostituibile senza, Max Sauco non esisterebbe o farebbe altro.
Max Sauco ci parla di un mondo dove il demone è tentatore e si propone con il suo succo divino, allettante ma letale per chi lo ha già preso o lo sta ancora prendendo. Un nettare che condanna ad una esistenza apatica, dove il dolore è bandito ma anche la gioia.
La Digital Art è un sentiero che in molti percorrono arrivando ad avere immagini veramente interessanti, innovative, divertenti, la Digital Art è veloce, permette di raggiungere risultati impossibili con la sola fotografia. Max Sauco è un maestro in questo, la sua tecnica è sopraffina, l’effetto surrealista delle sue opere è strabiliante, realistico nei dettagli dettati dalla pura fantasia.
Max Sauco è paragonabile ad un moderno Salvador Dalì, di cui riprende a volte i temi e le forme, ma il suo stile va oltre, immaginando un universo sempre nuovo e sorprendente all’interno del quale colloca i personaggi dei suoi racconti, le sue critiche esoteriche, esistenziali.
I colori brillanti, le modelle dai volti e corpi perfetti contrastano fortemente con quello che è il succo delle opere, velate sempre da una tristezza inevitabile, percepibile ad una visione più approfondita di quella che si ha nel primo impatto. Sauco ci parla di splendide donne ridotte a manichini, mozzate negli arti, legate, costrette a contatto con zombi o a consolatori, malinconici amori saffici.
Si assapora la disperazione mascherata da un carnevale di tonalità cromatiche sapientemente accostate nei volti delle sue donne mai sorridenti, ma rassegnate ad un’esistenza illuminata da devastazioni, segregazioni che, accettate e perpetuate dai suoi personaggi, sembrano divenire l’unico modo di sopperire alla noia esistenziale.
Un interessante mix di bellezza annoiata e malinconica tristezza è il mondo delle modelle di Max Sauco, immerse in un raffinato, asettico scenario plastificato come sembrano essere i loro sentimenti. Privi di calore, falsi come l’intonaco screpolato dei muri, aumentato nel contrasto al pc per una massima resa visuale.