Richard Silvaggio, interessante artista carrarese classe 1976, ci regala la sua visione poetica dell’inconscio, in una serie di tele e tavole dipinte splendidamente ad olio.
Il suo universo onirico non può che incantare, attraversato dalla magia fluttuante di figure spettrali, ma al tempo stesso rilassanti.
Come archetipi di infantili visioni di fantasmi, lenzuola bianche circolano sospese nel nulla nelle sue opere, riempiendo di stupore chi li osserva aggirarsi nel vuoto o riposare lasciando intravedere la sagoma di chi ne è il proprietario senza mai rivelarne le sembianze.
Inutile scomodare Man Ray che già nel 1920 con “L’enigma Di Isidore Ducasse” sperimentava l’attrattiva che può avere un corpo o un oggetto celato alla vista dal tessuto, esaltandolo così solo per le sue forme enigmatiche, o chiamare in causa Christo, che ancora nel 1996 impacchettava modelle (“Wrapped Woman“) nell’attesa di impachettare cose molto più grandi.
Richard Silvaggio mantiene inalterato il gusto per l’enigma ravvivandolo con raffinatezza d’intelletto e di esecuzione pittorica.
Artista dotato di una discreta tecnica, si cimenta nel descrivere i morbidi panneggi in tonalità di grigio, bianco fino all’intenso scuro, dando origine a delle grisailles mai noiose, mai scontate sorrette da una forte base spirituale-concettuale.
Protagonista è quella parte dell’essere eterea che è il pensiero, chiamato ad assolvere alla funzione di colmare i vuoti esistenziali, in questo caso materializzato in candide, inquietanti apparizioni scaturite dalla fantasia dell’artista e dalla sua capacità di gestire con la pittura la varietà delle sue rappresentazioni.
Richard Silvaggio ci pone davanti agli occhi il vuoto che l’osservatore è libero di riempire con se stesso.