La nuova frontiera dell’Arte: NFT, la Cryptopunks Collection

Alcuni NFT della Cryptopunks Collection

La nuova frontiera dell’Arte: NFT, la Cryptopunks Collection

L’espressione dell’Arte digitale, con la comparsa dei sistema di criptazione e autenticazione Blockchain NFT, ha messo basi solide per evolversi da quasi un decennio e la collezione Cryptopunks è stata fin dall’inizio la più conosciuta collezione di immagini NFT per la maggior parte dei loro fruitori e amatori, ma cos’è la “Cryptopunks Collection”? Cerchiamo di analizzare questo fenomeno del web per capire meglio quale direzione sta prendendo l’Arte in rete. 

I Cryptopunks sono immagini NFT archiviate con il sistema di memorie Blockchain della piattaforma Ethereum, sono state create dallo studio Larva Labs che è composto da Matt Hall e John Watkinson.

Cryptopunks Collection

Questa collezione che racchiudeva ben 9.999 volti stilizzati (ad oggi 10.000) disegnati al pc, è la prima e ancora la più famosa collezione di NFT al mondo. Gli ominidi con caratteristiche particolari e ricorrenti hanno raggiunto milioni di scambi e soprattutto quotazioni di milioni di dollari. Non tutti i componenti però sono valutati allo stesso modo, ce ne sono di ancora accessibili a prezzi bassi ma la caratteristica di tutti è comunque quella di riuscire a crescere di valore in una progressione geometrica inarrestabile da più di 5 anni.

I due informatici canadesi dicono di essersi ispirati per la parte grafica ai Punk londinesi e al complesso dei “Daft Punk”. La cosa che subito colpisce è l’essenzialità del disegno, dove risaltano gli attributi ed è evidente il piccolo formato, tanto che nell’ingrandimento si vedono i pixel squadrati come nei personaggi dei vecchi video giochi. Non si può quindi dire che il livello artistico sia eccelso, d’altra parte i due autori sono in realtà non artisti ma sviluppatori di software ed è ovvio che si sono fatti coinvolgere più dal progetto on line che dall’estetica, in realtà minimale, dei personaggi.    

Nel 2022, dopo un continuo aumento di valutazione, l’intero progetto Cryptopunks è stato acquistato dalla società concorrente Yuga Labs per una cifra mai svelata. 

Il progetto dello studio Larva Labs è iniziato nel 2017 e subito i 9.999 NFT sono stati messi in vendita a prezzi bassissimi , addirittura regalati affinchè si potesse farli conoscere alla massa di utenti della rete che bazzicava nel “deep web”. In seguito gli scambi e le compravendite sono stati così numerosi da rendere introvabili i NFT più famosi che hanno raggiunto quotazioni inimmaginabili. Tutto questo ha portato nelle tasche di chi li ha comprati e poi rivenduti a prezzi folli, migliaia di dollari in cripto valuta e anche in quelle dei loro creatori perché, i NFT sono nati sia per essere rivenduti ma anche con un’opzione iniziale per cui per ogni vendita, il suo creatore continua a percepire una percentuale fissata inizialmente.

 Inutile pensare a quanto hanno potuto fruttare ai loro inventori, e anche se l’investimento di tempo e risorse è stato certamente importante, è stato ampiamente ripagato con interessi inimmaginabili.

Cryptopunk #5364

Ma perché questa collezione ha avuto così tanto successo?

Sicuramente tra le ragioni c’è il fatto che è stata una delle prime se non la prima ad essere organizzata e ben strutturata sul web, con un progetto ambizioso ma sostenuto da discreti capitali. Poi si deve accettare il fatto che se ha preso piede ed è ormai diventata un classico del mondo NFT vuol dire che ha effettivamente solleticato l’interesse non solo come investimento ma anche come oggetto carico di attrattiva, se non artistico comunque accattivante.

Quali sono gli usi dei Cryptopunks? Inizialmente sono stati usati anche come “avatar” per vari giochi on line, tutti facenti parte di quel “Metaverso” che sta ormai spopolando in rete, ma questa è ovviamente una percezione riduttiva del fenomeno, in realtà il loro interesse è puramente collezionistico e, come per le monete e i francobolli, gli esperti del ramo attribuiscono valori diversi  ai vari componenti,  in questo caso  determinati in base a caratteristiche ricorrenti chiamate “tratti” che ogni volto ha in maniera diversa.

Il massimo di tratti distintivi è 8, un viso può avere capelli di vario colore e forma, occhi di un certo tipo, occhiali, sigaretta, bandana, ecc….I tratti più rari oppure l’immagine della faccia con tratti mischiati meno ricorrenti, aumentano il valore del NFT, poi ce ne sono alcuni di speciale pregio chiamati “Alien”, 9 in tutto,  tra cui spicca l’alieno con mascherina stile Covid (CryptoPunk #7523), il cui NFT è stato venduto per 11 milioni di dollari all’asta di Sotheby’S.

CryptoPunk Alien #7523

Tra i rari troviamo anche 88 Zombie e 24 Api,  il Cryptopunk con caratteristiche più rare è anche il più richiesto, scambiato e costoso.

Il tutto ci fa pensare alle collezioni e ai collezionisti di monete o francobolli, nate per la passione di avere un campione di tutti quelli coniati, fino a quelli più rari ma, la differenza della collezione Cryptopunks è evidente: mentre per le monete si è arrivati a coniare esemplari rari specifici per le collezioni solo dopo molti decenni, la Cryptopunks Collection è nata da subito con l’intenzione di rendere più rari determinati componenti , con una struttura studiata a tavolino che immediatamente ha avuto  tutti i canoni adatti per renderla di per sé completa in tutte le sue possibili qualità e opzioni di mercato.

Insomma bisogna accettare che dal nulla, qualcuno ha potuto costruire un sistema economico in continua espansione, una vera e propria fabbrica di soldi costruita con grandi capitali del tutto autoreferenziale, dove immagini NFT formano la collezione forse più costosa e seguita tra quelle storicamente ai massimi livelli da sempre. Per capire l’importanza economica di tale fenomeno basta pensare che un donatore anonimo ha regalato il Cryptopunk #5364 valutato 100.000 dollari, al portafoglio Ethereum del Governo Ucraino per finanziarlo contro l’invasione Russa.

2 Risposte a “La nuova frontiera dell’Arte: NFT, la Cryptopunks Collection”

  1. Quando si dice che oggi l’Arte è soprattutto un business.
    Ben venga l’evoluzione. Io che sono più tradizionalista, mi domando a quanti tutto questo possa scatenare le stesse emozioni delle tele di Picasso o Bacon.
    Gli eventi, però, mi smentiscono.

    1. Sarebbe interessante fare una analisi di chi sono i compratori di NFT, potremo avere delle sorprese. Bisogna prima di tutto pensare che nell’era attuale esistono milionari molto giovani, forse meno colti e non interessati all’Arte da collezionare ma a quello che conoscono e alle immagini con cui sono cresciuti: i videogames e i cartoni animati o manga. E’ abbastanza evidente che le prime collezioni di NFT, ad oggi ancora le più quotate, ne comprendono gli aspetti e fanno parte di quel mondo che è cresciuto con loro ovvero il web. Insomma se analizziamo i tempi scopriamo che era scontato andare in una direzione collezionistica di questo tipo. Bisogna anche ricordare che la prima collezione, ad oggi la più famosa, inizialmente costava pochissimo, il valore è aumentano in pochi anni, quando in assonanza con le crypto monete, il valore dei loro pezzi è decollato grazie ai moltissimi scambi. E qui c’è effettivamente il lampo di genio: ovvero le collezioni di NFT sono costituite da subito con un’opzione per cui ad ogni scambio tutti i proprietari precedenti percepiscono una percentuale sui valori di vendita futuri. E’ abbastanza ovvio che questo ha clamorosamente invogliato lo scambio di NFT, e li ha posti all’attenzione da subito soprattutto come forma di guadagno, che poi siano Arte o no, questo non ha importanza. A questo punto probabilmente sono entrati in gioco anche i non appassionati di NFT che raffigurano faccine simili ai cartoni animati, semplicemente per specularci avendo fiutato l’affare e li hanno gestiti più o meno come azioni di borsa.
      Solo in seguito si è voluto cercare di dare ai NFT una conformazione artistica ed effettivamente adesso si sta andando verso questo tipo di ricerca ma probabilmente siamo ancora lontani anche se gli artisti digitali si stanno scatenando con immagini 3d su pc sempre più complesse. Il problema è la tecnologia usata perché, come diceva Marshall Mcluhan, “il mezzo è il messaggio” ovvero il pc è un mezzo molto freddo e per quanto da decenni ormai stiano tentando di sfruttarlo artisticamente, la resa emozionale è molto bassa, e quando parliamo di NFT, parliamo di qualcosa che ha vita soprattutto in rete e su pc.
      Concluderei dicendo che è assolutamente vero, non si può pensare di emozionarsi davanti ad un NFT come davanti ad un’opera d’Arte tangibile, prima di tutto perché inizialmente non è nato per questo scopo, poi perché è creato con un mezzo tendenzialmente aemozionale, freddo quale il pc, anche se ci sono al momento NFT di immagini 3d di fattura eccellente. Ad oggi la tecnologia digitale non permette di creare immagini in rete che abbiano calore e i NFT al di fuori dalla rete (stampati) hanno in realtà poco senso e perdono tutto il loro significato innovativo. L’Arte, quella vera, si deve cercare ancora fuori dai pc.

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