Raffaello Sanzio – La Madonna Del Granduca – 1504

Raffaello Sanzio – La Madonna Del Granduca – 1504

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Raffaello Sanzio – La Madonna Del Granduca – 1504

 

Raffaello Sanzio (1483- 1520), è stato uno dei massimi esponenti della pittura di tutti i tempi, maestro rinascimentale, fu forse il pittore che riuscì a rendere nel massimo grado la trasfigurazione del divino nella rappresentazione sacra della Madonna.

I suoi quadri di Madonne con bambino sono ormai icone conosciute a livello mondiale e come spesso avviene per le musiche che sentiamo nelle pubblicità e che poi scopriamo essere di Beethoven, oppure Mozart, le Madonne di Raffaello sono così famose da essere utilizzate sui santini, sui manifesti, nelle pubblicità, al punto che molti le conoscono senza sapere che sono sue.

Uno dei dipinti più famosi con soggetto la Madonna e il bambino è “La Madonna Del Granduca” del 1504, oggi conservato nella galleria Palatina di Firenze.

Nel 1799 all’epoca del suo acquisto, il Granduca di Toscana Ferdinando III° di Lorena se ne innamorò al punto che da lui prese il nome di “Madonna del Granduca”.

Gemma preziosa all’interno della produzione di una mano vellutata, appunto quella di Raffaello, il dipinto non è di grandi dimensioni 85×56 cm, ma è uno dei suoi più famosi, se non nel nome, nell’immagine, ripresa mille volte su stampe e immaginette votive ed è, a detta di molti, il volto della Madonna più significativo ed estasiante che l’artista abbia dipinto.

La madonna Del Gran Duca” si distingue tra le altre per la concentrazione dell’attenzione sulle sole immagine sacre. Sono infatti poche le tavole in cui Raffaello non concede una preziosa vista del paesaggio, un contorno curato degno del soggetto. In quest’opera invece, stranamente lo spazio intorno è riempito dal vuoto creato dal nero sfondo.

Troppo lugubre per essere degno del pittore urbinate, troppo semplice per compiacere il suo stile in realtà molto  ricercato nella composizione che però solitamente rendeva in modo fluido. In quest’opera, per qualche strano motivo, Raffaello volle sacrificare la visione solare della vergine, sua caratteristica, con una cupezza inspiegabile. Si potrebbe pensare che lo abbia fatto affinchè nel buio della tavola, il volto dal pallore perfettamente rotondeggiante, dalla delicatezza delle ombre che scolpiscono narici perfette, possa risaltare di più come luce di candela nel buio ma, l’esperienza e la conoscenza ci guida facendoci partecipi dell’assodato fatto che Raffaello non aveva bisogno di contrasti così accentuati per far risaltare la delicatezza dei suoi incarnati.

 

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Raffaello Sanzio – La Madonna Del Granduca – 1504

 

Da questo inusuale bruno, prendono forma i veli azzurri e rosso, modellati non troppo ossessivamente ma solo quel tanto che basta affinchè siano indiscutibili e facciano da modesto contorno all’espressione del volto. Come in pochi altri suoi quadri, colpisce in questo la diversità di cura tra carni e sfondo, un contrasto di virtuosismo frenato, espresso anche nelle stoffe. Raffaello solitamente perfetto in ogni particolare del quadro, qui si abbandona ai giochi di contrasti di toni ma anche di qualità pittorica.

Il fondo era in origine molto diverso, non poteva che essere così.  Uno studio ai raggi x ha riscontrato che sul lato destro c’erano un fondale e una finestra poi, per qualche ragione coperti dall’autore e un gradino in pietra che era presente in tutta la parte bassa dell’opera.

Si può immaginare che l’artista abbia coperto lo sfondo per poi rifarlo del tutto e che invece, colpito dal risaltare del volto della vergine, abbia pensato di mantenere l’effetto ottenuto.

E’ un’ipotesi da non scartare, osservando il quadro, si ha la netta sensazione che manchi qualcosa.

Ma la qualità nel modellare i visi, la capacità di sottintendere le trasparenze della pelle, le morbidissime ombreggiature strutturanti , i filamenti evanescenti raccolti nella chioma, sostengono l’opera facendone un capolavoro.

 

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Raffaello Sanzio – La Madonna Del Granduca (particolare) – 1504

 

Anche in quest’opera, Raffaello ha concesso alla Madonna quella luce interiore, tipica, che scissa da concezioni naturalistiche, illumina i volti di una luce propria, irraggiata originariamente dalla fronte che poi solitamente illumina tutto il quadro.

Non ci si accorge delle mani della vergine, dipinte in penombra ma non all’altezza di Raffaello, non ci si accorge nemmeno della espressione non felicemente eseguita del Gesù bambino e anche se è tutto avvolto dal lieve tepore descrittivo di Raffaello, non incanta, non basterebbe a conquistare un podio ipotetico tra i grandi capolavori. E’ solo con la qualità espressa nel volto della Madonna che Raffaello rivendica anche in questo quadro, la sua autorità quale campione del Rinascimento.

La caratteristica espressione data dagli occhi, abbassati, grandissimi, perfetti nell’incavo delle palpebre, dolcissimi nell’insieme, è il suo tocco da maestro indiscutibile, che assieme al collo, al mento mostrano quella eterea qualità descrittiva immancabile nei suoi lavori, talvolta accennata, ma imperdibile quando , come in questo caso, viene espressa ai massimi livelli.

Tutto il quadro può essere riassunto nel volto e forse, anche Raffaello lo aveva capito. Ce lo immaginiamo, mentre estasiato dalla sua stessa pittura, dopo aver coperto lo sfondo, mette in dubbio le vesti, il putto e solo fermato da Mercurio, messaggero del dio dell’Arte,  non si arrischia a nascondere altri palmi del dipinto sotto il pigmento bruno.

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