Willy Verginer, altoatesino, è il capostipite di una famiglia di scultori in legno.
La sua passione si è infatti estesa ai due figli: Christian e Matthias.
Il legno preferito è il tiglio, i soggetti interpretati da tutti e tre sono tendenzialmente figure umane.
Si nota una sovrapposizione stilistica, una similitudine della mano che scolpisce, ma Willy è forse il più dotato e creativo.
I suoi due figli, partono dalla sua soggettistica per poi distaccarsene e affrontare i temi in modo diverso, mantenendo però un’attenzione particolare per l’anatomia, la cura realistica dei dettagli.
Quasi uno scultore iperrealista nelle forme, Willy Verginer usa il corpo umano per trasmettere il suo messaggio di serenità, tra il colore del legno grezzo, le strisce di cui lo dipinge, i ricami intagliati simili a indumenti merlettati.
Come rocce sedimentarie, formatesi con la stratificazione in diverse ere geologiche, Willy Verginer frattura cromaticamente le sue opere, mettendone in risalto l’assemblaggio, in realtà inesistente, ma simbolico di una composizione emotiva dell’essere umano.
Si respira l’aria dei pascoli montani in fiore nei ricami, nelle decorazioni floreali, di Willy Verginer, nei suoi soggetti, mucche o persone immobili.
Si intravede la linera d’ombra delle montagne sui prati, nelle strisce di pittura sul legno di cui parte è lasciato vivo o verniciato di un bianco freddo come la brina sull’erba ma che dà un benefico senso di libertà.
Christian è invece più attento alla perfetta anatomia dell’intera figura e decisamente riesce a rendere l’effetto del calore corporeo dal candido legno.
Si riconosce per i soggetti quasi “Magrittiani” nella sua voglia di evasione, di stupire e la sua ironia.
La sua tematica si fonde con quella ambientale, accostando il legno scolpito a quello vivo, ponendo l’accento sui temi ecologici.
Curioso particolare, le pudiche mutande con cui Chistian veste i suoi modelli maschili, di cui solo Freud, non il pittore Lucian, ma il padre della psicoanalisi Sigmund, può svelarci il significato.
Matthias, si distacca dagli altri nel soggetto.
Immancabile protagonista delle sue opere, la paffutella ma atletica modella dai seni enormi che si destreggia nel cavalcare, saltare, giocare o l’altrettanto in carne modello che in posa più statica, contemplativo, sovrasta i grandi mammiferi scolpiti.
La sua è una soggettistica ludica, sorniona, fiabesca, molto ironica, quasi grottesca, che condisce con la perfetta esecuzione degli animali facenti parti della scena.
I tre Verginer si tuffano nel contemporaneo focalizzando però la loro attenzione sulla perfezione delle forme classiche, non resta che scegliere chi preferire.