La scultura iperrealista si manifesta a cavallo tra la fine del ‘900 e l’inizio del nuovo millennio, l’impiego di materiali polivinilici e resine permettono la creazione di superfici facilmente lavorabili e adatte ad una veloce creazione di sculture, al contrario del marmo o del bronzo che richiedono processi più lunghi.
Col fiorire dell’utilizzo di questi nuovi materiali ed una colorazione naturale, alcuni artisti si sono cimentati nella rappresentazione di soggetti presi dal vivere quotidiano.
George Segal, l’artista Pop scomparso nel 2000, aveva già iniziato una scultura di genere legata agli ambienti familiari o urbani dove i soggetti erano persone comuni in pose usuali, sedute, a passeggio, tra le mura domestiche, ma la sua esperienza non includeva la visione iperrealista dei soggetti. L’artista si limitava a prendere calchi in gesso per avere una struttura scultorea simile alle persone che poi lasciava grezza.
Duane Hanson statunitense morto nel 1996, integrava il suo lavoro con poliestere e fibre di vetro, è stato particolarmente conosciuto per le sue sculture che ritraevano gente comune con vestiti e in pose molto normali. Uomini e donne soprappeso, vestiti con abiti semplici seduti o in piedi, nell’atto di camminare o immersi nella gestualità del vivere quotidiano. Spesso associato alla Pop Art per la sua attenzione al contemporaneo, è stato uno dei più importanti esponenti del movimento scultoreo della Neoavanguardia.
John De Andrea usava il polivinile per la creazione di sculture iperrealiste, il suo intento è chiaramente quello di raffigurare le modelle al pari della realtà come in una fotografia tridimensionale. I suoi soggetti per lo più femminili , spesso nudi, sono descritti in pose fotografiche come a voler ricreare una perfetta visione tridimensionale delle classiche foto di modelle. La sua abilità si concentra su questo scopo e si prefigge una fedeltà assoluta alla realtà nei più infinitesimali piccoli dettagli.
Forse più interessante è l’opera di Ron Mueck australiano, che unisce un iperrealismo di fondo ad una personale interpretazione dei soggetti, stravolgendone le proporzioni, ingigantendoli all’eccesso, creando grotteschi personaggi in pose comunicative che ne accentuano l’espressività. Oltre l’Iperrealismo fine a se stesso, Mueck se ne serve per dare vita ad una personale visione ironica, grottesca dell’umanità, esaltandone i difetti, le paure, gli atteggiamenti.
Marc Sijan è un altro artista profondamente legato al concetto di scultura iperrealista, tendenzialmente donne, i suoi soggetti devono assolutamente raggiungere la perfezione nel dettaglio, come se l’artista avesse il compito di rendere immortale quei personaggi e dovesse fedelmente tramandarli ai posteri in tutta la loro plasticità.
Le pose che predilige sono ricercate, a volte classiche e non tralascia di vestire le sue sculture con abiti di uso comune per aumentarne l’effetto di simile al vero. Curatissimi anche nella colorazione della pelle e nei suoi naturali sbalzi cromatici, nei capelli, i suoi lavori effettivamente ampliano il concetto di conservazione di una visione di personaggi per i posteri come in una eccellenza di museo delle cere e racchiudono un misticismo, una sensibilità degne di essere ammirate.