Sono tempi difficili, anni in cui la vita come noi l’abbiamo conosciuta da sempre ha preso una direzione sconosciuta, tutto è cambiato, quasi tutte le attività si sono fermate, anche il mondo dell’Arte ne ha risentito, se non nello spirito creativo, in ogni attività espositiva e museale. Il Covid 19 ha fermato ogni mostra in corso che sia incappata nei lunghi periodi di “zona rossa” ma paziente, l’Arte adesso riapre le porte e anche quegli eventi che erano stati bloccati tornano a ospitare visitatori.
Riapre finalmente anche la mostra di Palazzo Blu a Pisa su Giorgio De Chirico. Non un evento di poco conto ma una bellissima raccolta di decine di quadri tra cui i suoi più rappresentativi, vere e proprie pietre miliari della sua produzione artistica, come il “Ritratto Nudo” del 1943, “Le Muse Inquietanti” del 1925 e i suoi primi “Ettore e Andromaca”, con i quali si avviava ad esplorare la via metafisica alla narrazione del creato. Bellissime campiture di colore stagliano i suoi manichini, dipinti con apparente semplicità se non fosse per quelle veloci pennellate date nella penombra che ne fanno dei capolavori, nette, fugaci, essenziali.
Così le sue piazze desolate, tanto si intonano adesso a questa tragedia collettiva che svuota le città rendendole spettrali, metafisiche, appunto simili a quelle dei quadri se non fosse per le pennellate decise e i colori impertinentemente brillanti. Forse mai mostra fu più azzeccata in questo anno in cui cronisti di mezzo mondo gareggiano nel farci vedere le città deserte, quasi a voler ricreare i paesaggi di De Chirico. Eppure la diversità è evidente, il grande pittore mantiene anche nelle strutture vuote un ardore globale, con i rossi intensi incastonati nelle geometrie architettoniche, come se il suo animo non risentisse affatto della solitudine, mentre le nostre vere città ci appaiono assolutamente degradanti e terribili, ricettacolo di paure ataviche ritornate a tormentare l’essere umano con l’ausilio della scienza.
E’stata un’esperienza assolutamente indimenticabile, visitare con ancora negli occhi le nostre grigie architetture urbane vuote, questa mostra nel suo primo giorno di riapertura dopo mesi , quando ancora anche la vita reale sembrava volersi rispecchiare in quei quadri, senza riuscirci. La potenza descrittiva di De Chirico irrompe infatti in ogni sua opera, anche in quella più statica e solitaria, in quella più improbabile dove la figura umana pare non possa mai comparire. In ogni opera la vita scorre così forte che impossibile è trattenerla nei muri candidi, cosa che invece nella vita reale è stata purtroppo fatta.
Assaporiamo assieme ai capolavori metafisici anche gli autoritratti, spietati, decisi, descrittivi, folgoranti, quei quadri che se non hanno ambizioni filosofiche, mostrano però la massima espressione pittorica dell’artista di origini greche.
Accanto a quelli del primo periodo dove la pittura di De Chirico si esprime ai massimi livelli, possiamo vedere quelli dell’ultimo, dove simboli surreali si affacciano nelle composizioni riempiendole di misticismo e addirittura bellissimi quadri di Sironi, Carrà e del fratello a firma Alberto Savino (Francesco Alberto de Chirico 1891-1952), anch’esso grande pittore ma meno conosciuto alle masse.
Certo è strano uscire da Palazzo Blu con l’animo gonfio di sentimento dopo aver visto le dechirichiane piazze deserte, così belle e calde, per ritrovarsi nella reale città vuota, che invece è glaciale.
Inganno e dono ci fa l’Arte , che trova il modo di rendere bellissimo anche ciò che nella realtà è spettrale. Auguriamoci che lo sia ancora per poco.
Da non perdere al Palazzo Blu di Pisa “De Chirico”, la data di chiusura non si sa e visto i tempi non si sa per cento neanche quando sarà aperta, dipenderà dalle restrizioni Covid 19, si consiglia di telefonare prima.