Giuliano Besio, classe 1971, è un pittore dalla vita eclettica e piena di interessi. Nasce a Tirano, provincia di Sondrio. Si appassiona alla fotografia, apre due studi, gli interessa soprattutto la ritrattistica e la fotografia del frenetico mondo sportivo, per nove anni intraprende la carriera di fotografo professionista.
Diplomato geometra, coltiva la passione della pittura da sempre, coadiuvato nella sua ricerca personale e di autodidatta da alcuni corsi specialistici. Debutta al Memorial Valdata, all’interno del Festival dei Saperi di Pavia nel 2012 classificandosi terzo con l’opera “Simbiosix”.
Dipinge, studia a e contemporaneamente diventa chef sopraffino, infine la svolta: nel 2013, tra le città a lui care come Milano e Bologna, preferisce Perm in Russia, dove accanto all’arte culinaria, continua a mostrare doti pittoriche altrettanto apprezzabili fino ad arrivare alla partecipazione ad Art.Perm, importante appuntamento, fiera dell’Arte Russa .
Dalla pennellata corposa, i riflessi espressionisti, Besio attraversa varie fasi in cui ogni volta si rimette in gioco e riscopre nuove prospettive figurative. Eccelso ritrattista, dona espressività ai suoi soggetti riuscendo a farli brillare nella lucidità dei riflessi con una pennellata nervosa ed emozionale, indice di una gestualità sanguigna, dove il colore naturale si mischia a quello filtrato dalla sua personalità, più emotivo e carico.
I suoi volti si stagliano quasi a staccarsi dalle tele, in angolature nette del viso scolpiti, stupefacentemente tridimensionali, sempre intensi. Una pittura appassionata, che vede negli occhi la porta dell’anima dei soggetti, una pittura che dà il meglio di sé nell’interpretazione emotiva, nel mostrare la forza caratteriale nel momento in cui si rivela.
Dai ritratti ai legni scolpiti dipinti, il passo è breve, se si tiene presente la maggiore freschezza, l’accentuata lucentezza del legno opportunamente verniciato, aspetti cui la sua pittura si presta naturalmente e dalla quale vengono amplificati.
Besio resta affascinato dalle grandi sculture in legno della pinacoteca di Perm e vuole immortalarle nei suoi quadri. Con una pregevole capacità pittorica, le impreziosisce sulla tela, in una vertigine di pennellate che scrutano il dettaglio minimo, quasi in un sussulto iperrealista, ideale pittorico che invece mal si sposa con la sua tematica di base: l’emozione pura, la dettagliata ma forte interpretazione personale di tutto ciò che lo affascina.
La sua passione per la fotografia è più evidente nella prima fase pittorica dove Besio, affascinato dalle strutture di edifici e monumenti, ne vuole dare una versione amplificata, sempre volta ad evidenziarne l’imponente bellezza. “Colossi silenziosi” è la serie di quadri che racchiude questa capacità di esaltarli nella semplicità quasi esclusivamente monocroma.
Punti di rosso intenso si affacciano appena oppure si estendono sulle superfici quasi a prenderne in parte il possesso in una sorta di esistenza simbiotica tra i giganti dell’architettura, dipinti in una gamma di grigi e una rete vermiglia che sembra più che presenza parassita, un utile sostegno alle strutture gravate dal peso dei secoli.
Come spesso accade, sono gli artisti i primi che forse inconsciamente illustrano nei loro lavori allegorie del panorama contemporaneo, sociale, politico. In Giuliano Besio, l’antico è pervaso da una nuova struttura, diversa nella forma, nell’apparenza, per alcuni rinforzo, per altri invasivo, inconsueto elemento disturbante. Cambiamento? Metamorfosi? Giuliano ne capta inspiegabili segnali, non nella vita che giovane si affaccia al mondo ma nelle nostre radici.
La fervida predisposizione creativa di Besio lo porta a sperimentare tecniche, stili pittorici diversi, fino a lasciare il semplice aspetto estetico dell’opera per addentrarsi in una analisi personale esistenziale da raccontare sulla tela.
“Ogni quadro non lo vedo come lavoro bensì come studio, ricerca ed oltre al mio stile, racchiude tanti pensieri, sofferenze, gioie, meditazioni e un pezzetto di me stesso.”
Nasce così il suo nuovo ciclo pittorico che concretizza questo processo creativo, dove si avverte il bisogno di distaccarsi dalla figurazione ed esplorare l’emozione pura del colore espressionista. Una manifestazione interiore prima che ricerca estetica, coadiuvata da una teoria esistenziale di fondo, unione tra riflessione metafisica e pittura.
“Pensieri di ruggine
Tutto parte da un’irrequietezza interiore, la voglia di fare con l’arte tutto quello che è più logico non fare nella vita di tutti i giorni e cioè portarsi al limite!
Poi anche questo forse non è esatto perché, probabilmente, esistono più fattori che innescano il processo artistico e creativo, ma in questo momento non mi interessa pensare a queste motivazioni, lo faccio già troppo e il troppo pensare fa male all’arte.
Da questa mia irrequietezza è nata ruggine, dalla maturazioni di pensieri e immagini che sedimentavano da anni, riflessioni e ricerche.
Con la volontà di portare la pittura, questo modo antico di fare arte, su nuove strade consone all’epoca in cui viviamo.
La ruggine è la metafora della nostra vita, è un argomento che è diventato parte di me, ha un colore affascinante, caldo, pacato ma che a seconda dei materiali che incontra o investe si arricchisce di mille sfumature.
Ma logicamente non è solo colore, è un processo degenerativo triste se si vuole, ma romantico e affascinante al contempo. Ruggine è la vita, ruggine è noi.
Ruggine è la fine ma anche il principio, l’oggetto corrodendosi si modificherà fino a lasciare il posto a quello che dovrà sostituirlo.
Ruggine è la fine che non finisce mai!
Proprio perché, come noi, è mutevole e diversa, così sono le ruggini della mostra, dalla figurativa alla quasi concettuale, ognuna con un preciso colore predominante, ognuna con una piccola parte di me dentro.
Giuliano Besio“
Bellissima recensione
Grazie Tiziana!