Sarah Ciracì è una artista di Grottaglie in provincia di Taranto nata nel 1972 di cui si apprezza le tematiche forti, fin dal suo esordio, avvenuto dopo gli studi al Dams di Bologna e quelli a Milano.
Nel 1996 esplode nell’universo artistico con “Questione Di Tempo”, presentata alla “Gam” di Torino durante l’evento “Campo6”.
Da lì in poi si lancia nella progettazione di studi, raccolte di informazioni elaborati e usati per creare oggetti, possibili scenari futuribili. Il suo lavoro è un insieme di costrutti tecnologici e concezioni arcaiche mescolate, dove trovano spazio teorie, prove per alcuni certe, della possibilità di altre forme di vita, altre esistenze oltre la nostra, quelle che in definitiva chiamiamo solitamente alieni.
Sarah Ciracì fa uso di filmati, nei quali partendo dal materiale rinvenuto prova a ricostruire ambienti extraterrestri, interni di astronavi, dove anche la decorazione, l’opera d’Arte è affrontata con uno spirito volto ad una concezione futuristica. Nella sua serie di “Deserti” scopriamo un animo scrutatore che cerca oltre il presente qualcosa che dal cielo sembrerebbe dover arrivare quale punto interrogativo o svolta esistenziale. In quella delle “Esplosioni” la ritroviamo nei panni di una novella Cassandra che riempie le sale delle sue mostre con funghi atomici fluorescenti a monito o infausto presagio di un possibile pericoloso percorso.
Ancora portatrice di scenari apocalittici, trasforma lo stadio San Nicola di Bari in un’arca in cui conservare una parte del genere umano da cataclismi imminenti. Teorizza possibili forme di vita alternative, con reti neurali tessute non da materia ma nell’etere.
Tra sogno tecnologico e realtà, spiritualità, fantascienza e sconvolgimenti innaturali, la Ciracì ci guida nella sua versione di quel mondo molto spesso fantasticato, a volte temuto o anelato, verso quella remota possibilità che cambierebbe la storia del genere umano nel momento in cui si trovasse a confrontarsi con….altro.
In questo contesto elaborato e multiforme, si inseriscono alcune sue opere dove spiccano circuiti, componenti elettronici odierni che formano cerchi, visti come parte di un linguaggio estetico e utilizzati per comporre figure, in una sorta di preveggenza artistica, in cui lei, si cala nei panni di un artista del futuro che ne fa opere d’Arte, simili a quelle contemporanee che molto spesso abbiamo visto assemblate con oggetti e attrezzi ormai inutilizzati e vecchi di decine di anni.