Musicista, batterista, autore, cantante e infine pittore surrealista. Statunitense di Minneapolis, nato nel 1961.
Chris Mars abita in un mondo popolato da mostri: si affacciano dalle sue tele, li dipinge in composizioni degne di un ispiratissimo Hieronymus Bosch, accalcati, ammiccanti, contorti, purulenti, verdognoli, ammuffiti, raggrinziti, ad un passo dalla putrefazione fisica ed interiore, ma dallo sguardo vivo, l’anima ancora pulsante, intatta, sopravvissuta al deterioramento della carne che la imprigiona, forse dovuto al peccato, alla cattiveria che la corrode, forse dovuto solo alla sorte avversa.
Mars coltiva il suo giardino di putrescenza umana o disumana, si dice, ispirato dalla schizofrenia che ha colpito il fratello maggiore, ma i suoi esseri informi sono troppo nitidi, troppo vivi per appartenere alla coscienza di un altro.
Chris Mars ci mostra i suoi incubi, con una capacità descrittiva degna di un grande artista.
La colorata galleria di fisionomie distorte che nascondono ancora i segni di una bellezza sfiorita oppure strappata, ci dà la sensazione di soggetti provenienti da un paradiso perduto, dove gli occhi ancora saturi di bellezza, stonano nel contesto infernale, grottesco, come gemme lucenti tra i rifiuti, ormai intrappolati in un mondo non loro, un corpo inadatto, testimoni di un tempo passato.
Artista che ha raggiunto quotazioni di alcune decine di migliaia di euro, Mars riesce a trasformare con la sua tecnica pittorica invidiabile, la mostruosità in bellezza, il rifiuto umano in divino, la repulsa in attrazione.
La capacità di inventare forme grottesche ed interpretarle con profondità e vivacità di colori, i colpi di pennello perfetti posti ad enfatizzare i riflessi nei punti nevralgici e comunicativi, rendono i suoi mostruosi ritratti magnetici e sorprendenti per la tanta umanità che sprigionano dai lineamenti deformi.