Luciano Ventrone nasce a Roma nel 1942.
Iperrealista. Luciano Ventrone è un pittore Iperrealista.
La sua pittura è asettica, a-emozionale, inemotiva, tecnicamente perfetta, la sua pittura è l’Iperrealismo così come deve essere.
Ventrone ha una forte storia pittorica alle spalle, il suo mestiere di pittore si sente pesantemente e lui si fa spazio per mezzo di questo attraverso le ambiguità artistiche, gli stili di moda al momento, la facile pittura copia o sterile rielaborazione del già dipinto nel campo della ricerca artistica.
Ventrone è un pittore vero, ha passato la vita sulle tele con le dita sporche di trementina, la sua tecnica è ineccepibile. I suoi quadri non raccontano una storia, sentimenti, emozioni, i suoi quadri sono una fotografia esatta del mondo, dei suoi particolari, una esagerata dimostrazione della sua capacità, del virtuosismo pittorico acquisito scatenato nei vasi di frutta, cipolle, mele, ciliegie, cocomeri o zucche, nel rendere i colori, i sapori, come appunto lo può fare un’ottima foto. Non c’è innovazione nei suoi soggetti, non c’è ricerca o esaltazione di tutto quello che non è pittura oggettiva della realtà.
Le sue modelle perfette, peccano di fredda qualità pittorica, mancano forse di personalità, cosa che invece non si nota nelle composizioni di frutta, forse perché la frutta non ne ha e non ne deve avere.
Ventrone è uno di quegli artisti incopiabili se non da suoi pari infatti, se si riuscisse a copiarlo saremmo bravi quanto lui perché la sua più grande qualità è l’esposizione del virtuosismo nella riproduzione fedele dell’ immagine, quindi chi lo copia fa un capolavoro pari ai suoi, cosa non facile. Questo è il pregio dell’Iperrealismo ed il suo limite, solo i più tecnicamente talentuosi ci si possono avventurare, ma anche tra questi, gli innovatori lo sentono come un vincolo troppo stretto.
L’Iperrealismo italiano scoppia nell’Arte per coprire una fetta temporale dell’esistenza in cui si è dovuto e cercato di trovare un sostegno in una visione oggettiva della realtà, all’interno di un vuoto emotivo e di valori, caratteristico del ventennio passato, dopo aver fatto indigestione di Dada, New Dada, Pop Art americana e suoi derivati, Astrattismo di vario genere, post Impressionismo e altri stili e correnti portati all’eccesso, alle estreme possibilità sperimentali, al punto da stravolgerli e rendere irriconoscibile l’Arte, il suo concetto ma soprattutto la capacità artistica.
L’Iperrealismo ha il merito di ridare dignità al “mestiere” di pittore, alla capacità che solo alcuni individui possiedono, di saper creare o meglio ricreare immagini, forse il concetto base di tutta l’Arte figurativa.
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