Jan Saudek è anche acquerellista, scrittore, pittore ma soprattutto è un fotografo, nato a Praga nel 1935. La biografia recita che la sua prima macchina fotografica fu una “Kodak Baby”.
Nel 1952 riuscì a farsi assumere come apprendista fotografo, da allora non ha più smesso di fotografare, stampare, ritoccare.
Il mestiere di fotografo si nota costante in tutta la sua produzione, già alla fine degli anni ’50 aveva acquisito una profonda professionalità che ha poi mantenuto immutata, le sue foto, anche quelle degli ultimi anni, sembrano infatti non troppo diverse nell’impostazione dalle prime in bianco e nero. Ma nell’insieme tutte sembrano attuali, tutte sembrano avere quell’aspetto retrò ricercato e voluto, tutte sembrano essere state fatte ieri.
Conturbante, la sua intera opera è costellata di sensualità. L’esaltazione del nudo femminile sembra esserne lo scopo, la motivazione esistenziale intorno a cui tutto ruota.
Felice descrittore della femminilità, alfiere di una sensualità potente, non nega agli spettatori visioni parziali o totali delle parti intime ma anzi le ricerca, le amplifica all’interno di scene dai colori cangianti e antichi.
C’è effettivamente una certa nostalgia che si manifesta nelle tonalità del suo lavoro, un sapore antico, una voglia di ricreare atmosfere del passato, rivisitato ma sempre presente.
Come se in questo modo ricercasse una più reale conformità emotiva, una maggiore qualità esistenziale persasi nell’età posteriore, Saudek veste di colori opachi, luci soffuse, muri scrostati i suoi ambienti, abbiglia le sue modelle alla maniera dei primi decenni del ‘900.
Anche quel colore che, si avverte, viene dato sul negativo in un secondo momento alla maniera della colorazione delle vecchie foto in bianco e nero, contribuisce a voler collocare le sue visioni in epoche antiche.
Saudek vuole sorprenderci, non solo con composizioni e trovate interessanti ma anche con nuove visioni dell’essere che ama fotografare. Così le sue donne sono oggetto di libido, ma anche pronte assassine, guerriere, infide, lascive, amabili, docili ma anche maschie e si radono se ce n’è bisogno, spiazzando chiunque abbia pensato di aver capito il pensiero all’origine del suo credo artistico.
Dall’opera cumulativa di Saudek esce una visione della donna e della femminilità moderna, in cui convivono a fatica aspetti storici del pensiero femminile, delle sue qualità, della sua dolcezza e altri più contemporanei, tra cui la competitività, la contraddittorietà, la trasgressione, la perdita di riferimenti sessuali unici.
Attento analizzatore dei costumi odierni, Saudek prende atto dell’evoluzione dell’enigma donna ma, si intravede nel taglio antichizzato delle sue foto che non può nascondere una certa predilezione per la femminilità qual era.