– L’incisione è una tecnica antichissima apparsa nel VII° secolo a.c. in Egitto e Cina. Inizialmente fu usata per stampare disegni sulle stoffe, poi per la scrittura e per l’immagine. La Xilografia fu il primo metodo di incisione, consiste nell’incidere tavolette di legno da inchiostrare e poi far passare sotto un torchio. In seguito il legno fu sostituito con altri materiali come i metalli e il processo si complicò. Grande risalto fu dato all’Incisione poiché era l’unico mezzo di diffusione di massa di immagini e scritti fino all’avvento della stampa a caratteri mobili di Gutenberg e a quello della stampa fotografica. L’Acquaforte e l’Acquatinta sono processi più complessi di incisione su lastra di metallo, in questo caso i solchi e altre parti vengono incise con acidi e altri materiali. L’Acquaforte nasce come metodo per incidere e decorare i metalli degli archibugi, agli inizi del 1500 fu subito impiegata da artisti di fama come Albrecht Dürer perché permetteva di modulare meglio nei toni l’inchiostro stampato. Per lo stesso motivo fu molto adottato dal ‘600 all’800 anche il processo dell’Acquatinta, più complesso. –
Alessio Serpetti nasce a Roma nel 1975. Precocemente attratto dal disegno, coltiva la sua passione fino al conseguimento del Diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2003.
Le sue opere dimostrano da subito la padronanza di una pregevole tecnica grafica che si esprime attraverso il disegno a carboncino e grafite. In seguito si abbandona al fascino dall’antica Arte dell’Incisione, ne cura le varie tecniche, l’Acquaforte, l’Acquatinta, la Puntasecca e crea la serie “Notturni Arcani” dove, accanto al gusto della composizione scenografica ambientata in un contesto ben definito e la cura crescente per la virtuosità del disegno, si fa sempre più spazio la componente onirica e simbolista che pretende la parte centrale dei suoi racconti.
“I Notturni Arcani danno forma a visioni poetiche, sospese tra il classico e l’allegorico. Sono composizioni oniriche, surreali, in cui le figure protagoniste sono spesso colte in metamorfosi arborea o minerale con le forze della Natura: colte dunque durante un processo soprannaturale che attraverso la “trasformazione” esteriore (“caos” degli elementi) le conduce ad una quieta armonia interiore (“silenzio” dell’anima)”. Alessio Serpetti
Le sue scene sono animate di personaggi misteriosi, simbolici, spesso contrapposti, ritratti in momenti di quiete apparente. Ogni cosa pare avere un significato, talvolta palese altre volte più recondito, l’interpretazione diventa in questo caso discrezionale e unicamente svelata nella mente dell’artista.
Serpetti riversa il suo mondo interiore nelle opere mostrando, attraverso personificazioni di archetipi, le forze che in realtà ognuno di noi deve affrontare in quell’angolo di esistenza riservata allo stato emotivo personale ma anche universale, perché ognuno a suo modo è comunque parte del tutto.
Alla domanda: “Quali sono i suoi artisti di riferimento per quello che riguarda l’Incisione?”
Alessio Serpetti risponde:
“Certamente Piranesi (per i suggestivi trattamenti chiaroscurali nelle acqueforti delle Antichità romane e, soprattutto, delle Carceri, in cui sprigiona mirabile estro inventivo), Goya (per la potenza visionaria dei Capricci, in cui si serve anche dell’acquatinta per rendere ancor più misteriose ed inquietanti le apparizioni di streghe e di altre creature tracciate con gran libertà di segno), Doré (le raffinate incisioni della Divina Commedia sono indimenticabili per fantasia narrativa!). E, naturalmente, Dürer (Melencolia I, incisione al bulino carica di significati simbolici, filosofici ed esoterici, la considero, anche per la solita cura descrittiva dei dettagli, un vertice supremo dell’arte incisoria) e Rembrandt , “insuperabile” per padronanza del mezzo, ricerca espressiva e suggestivo rapporto luci/ombre (la Stampa dei cento fiorini è emblematica)”.
Nei temi trattati da Serpetti c’è una evidente assonanza con quelli dei suoi artisti prediletti, mentre nel tratto segnico, effettivamente ci ricorda la determinazione del citato Giovanni Battista Piranesi (1720-1778), l’artista settecentesco che con la sua opera incisoria ha ispirato le assurde costruzioni di Escher. L’influenza dei soggetti di Piranesi è presente nei lavori di Serpetti soprattutto nei disegni a carboncino e grafite, dove è meticolosa la rappresentazione degli scenari, nelle Incisioni invece, si avverte nel tratto chiaroscurale deciso della descrizione delle strutture umane, ottenuto dalle Acqueforti.
Si possono riscontrare alcuni aspetti della visione mistica, surrealista di Serpetti nell’opera di Alberto Martini (1876-1954) anche se l’artista romano, ai demoniaci inferni emotivi e alle creature mostruose, abissali, preferisce rappresentazioni di entità dall’aria più eterea e contemplativa.
C’è spazio per tutti nelle opere di Serpetti, angeli, demoni, creature terrene e celestiali, identificazioni delle forze della natura, di miti idolatrati, di lotte millenarie tra il bene e il male, fra la speranza e l’illusione. Si può scegliere da chi sentirsi rappresentati, se dalla madre terra, così presente nel suo mondo o se dalle forze angeliche pervenute dal mondo delle sfere celesti. Serpetti sembra non voler giudicare quale sia la parte migliore, nei suoi lavori prende atto che l’incontro tra entità metafisiche diverse c’è, e ci sarà sempre. Sembra mostrarci la via per una possibilità di unione, anelata, respinta o raggiunta per poco tra queste entità, fino a che il disfacimento delle parti, costante presenza, costringerà a cercare altre vie per ritrovarsi in quegli stessi scenari.
Così abbiamo, nelle sue Incisioni, personaggi onirici, antropomorfi, mutevoli, incroci tra demoni, spiriti della natura e angeliche presenze che si ritrovano per rinnovare antichi patti di fratellanza, di non belligeranza, in ambienti dove invece pare che la guerra e la perdizione siano di casa.
Se l’Arte di Alessio Serpetti è stata già definita espressione di una “soavità apollinea” piuttosto che “dionisiaca”, ci permettiamo di esulare da queste classificazioni nette per definirla “espressione di apollinea aspirazione” in quanto, il tormento causato dall’eccessivo ampliamento dei sensi negli artisti tedeschi pre-espressionisti come Khnopff, Von Stuck, la drammatica caducità dell’esistenza di Böcklin, la festa dionisiaca dei sensi di Schiele, sono nelle sue opere sfiorati o assenti, d’altra parte non c’è neppure la descrizione di un ordinato Eden emotivo, ma una condizione di partenza composita per un più costruttivo desiderio di luce.
Serpetti si pone in mezzo, tra inferno e paradiso, tra le visioni simboliste “apollinee” del primo De Chirico o del contemporaneo Nunziante e lo sconvolgente Füssli (1741-1825), inventando tenebrose e diroccate atmosfere, con torvi cieli scuriti dall’inchiostro di stampa sapientemente dosato attraverso la complessa Arte dell’Acquatinta o con le più cupe ombreggiature scolpite dagli acidi sulla lastra metallica usando l’altra difficile tecnica dell’Acquaforte. Crea scenari dove personaggi, intrisi di materia oscura, cercano però un riscatto verso una purezza distante, forse momentaneamente perduta, di cui conservano il ricordo e intravedono l’esistenza.
Si dimostra maestro dell’antica Arte dell’Incisione, sovrappone spesso le varie tecniche per raggiungere risultati particolari, usando anche il segno tagliente della Puntasecca ove necessita: quando la figura si distacca netta dalle ombre modulate o si staglia dallo sfondo chiaro, appena toccato dagli acidi dell’Acquatinta o quando c’è bisogno di sottolineare i particolari più preziosi.
Un processo di creazione paziente e complesso che ci regala però risultati bellissimi, e ancora prima che ci si avventuri nella lettura dei soggetti metafisici, mistici, spirituali, possiamo godere della pura rappresentazione grafica, del modellato dei corpi, dell’affondo dei chiaroscuri che si intrecciano in fantastiche costruzioni o definiscono leggerissime piume di ali angeliche o demoniache oppure prolungamenti filamentosi di arti che si trasformano in vitali rami.
Si avverte una forte componente mistica, una ricerca delle forze primordiali naturali, quali radici indiscusse, le sole a mantenersi salde nel caos esistenziale.
Nell’universo artistico di Serpetti non c’è violenza, è un mondo di sguardi, di sottintesi, di pensieri inespressi, talvolta contrapposti o complementari, dove si assapora la vena romantica di tentativi vitali inconclusi oppure una costruttiva energia che nasce dalla meditazione, dal ricordo di eventi passati, base per proiettarsi verso il futuro.