Bansky – La fine del topo

Bansky

Bansky – La fine del topo

Chi conosce Bansky sapeva che era imminente un suo commento artistico ad uno dei periodi più particolari dell’era attuale, appunto l’isolamento causa Corona Virus.

Lo street artist inglese ha quindi reso pubbliche alcune foto di suoi lavori creati attualmente in casa a Birmingham, e come spesso accade, (ma non sempre perché ci ha deliziato anche con virtuosismi notevoli) le sue opere non sono eccellenti per la qualità pittorica ma per la critica sociale intrinseca.

Bansky

L’ironia che caratterizza spesso le sue figure si è questa volta riversata nel bagno di casa, originando alcuni dei suoi ratti, animaletti già dipinti nei suoi tanti graffiti, e li ha rappresentati come intenti nel devastarlo, strizzando dentifricio, imbrattando i muri, orinando in modo non appropriato.

Bansky

Al di là della semplice figurazione, già la scelta del ratto, animale di per sé molto fastidioso per la sua distruttività, ci suggerisce una condizione  alterata, di nervosismo che questa forzata segregazione tende a produrre, ma non solo, in questo momento Bansky paragona i ratti alle persone, rintanate come topi nel buio delle proprie esistenze, alle prese con i bisogni quotidiani più bassi e improduttivi, che si sfogano al sicuro (chissà ancora per quanto) o che non possono farlo, sempre meno propensi a credere al motivo indotto di tale isolamento, guidati dalla paura inculcataci da informazioni a senso unico, che la razionalità può comprende ma che l’istinto ci diffida dall’ accettare e sente come deleterie.

Bansky

In questi tempi impazziti dove ci guida una scienza che ha preso il controllo sulle anime, sui bisogni, sui rapporti umani, sull’umanità in nome dell’umanità, Banksy disegna ratti, forse perchè si sente diventato una cavia o forse perchè avverte il pericolo di “fare la fine del topo” (like a rat!)?    

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