Scrivere di Cy Twombly (U.S.A. 1928-2011) può essere semplice o difficile, dipende dai gusti, dipende dalla predisposizione estetica che abbiamo, dipende se ci piace o no.
Si potrebbe intavolare una analisi riguardo alla fenomenologia dell’Arte di Twombley, valutarne il percorso, le amicizie e influenze che ha incamerato, riscontrabili nei suoi lavori (Robert Rauschenberg, il compositore John Cage, Franz Kline, Jasper Johns, Robert Motherwell, Ben Shahn). Ci potremmo intrattenere sulla questione della sua pittura, classificarla impropriamente nel filone dell’ Espressionismo Astratto, potremmo valutarlo con occhi nuovi, incastonarlo in un percorso dell’Arte contemporanea che lo ha visto protagonista.
Davanti alle opere di Twombly si può fare tutto. Si può anche non farlo, ci possiamo anche voltare. Siamo giustificati.
Quale sia l’approccio giusto, è in questo caso più che in altri, una questione soggettiva.
E’ un dato di fatto che le opere di Twombly si espongono a innumerevoli interpretazioni: estetiche, teoriche, citazionali.
E’ altrettanto vero che, se ad un primo sguardo possono sembrare elementari, scontate, emotivamente improduttive o intellettualmente carenti, ad un secondo sguardo, alcune di esse rivelano la loro assurda, strana, impensabile, natura ipnotica.
Se poi aggiungiamo a queste, che sembravano create da una natura infantile, la loro qualificazione tematica e la loro fonte ispiratrice, queste stesse opere, si mostrano come nuove, valorizzate da una riscoperta che ce le pone davanti per essere forzatamente rianalizzate da capo.
Ma qual è il segreto di Cy Twombly? Cosa si nasconde dietro ai molti quadri “senza titolo”, senza una credenziale citazionista o intellettuale, che comunque attirano la nostra attenzione? La ricerca estetica di Cy Twombly non sembra aver portato a grandi risultati, i suoi segni, i suoi tentativi semi-figurativi, le sue rose, le sue barchette, non ci colpiscono certo per qualità particolari, se non quella di essere state fatte da una mente dal pensiero così libero ed immotivato, a tal punto che questa spensierata libertà emotiva ci arriva come un treno ad alta velocità in fronte.
La sua pittura è fatta delle sgocciolature di Rauschenberg, delle lavagne di Beuys, della fantasia di Mirò… Si potrebbe continuare all’infinito nel citare assonanze estetiche ma è astratta? Non sempre, anche se la figurazione quando è presente, è così elementare che quasi è ingiustificata.
Quando non lo è, Cy Twombly sviluppa emotivamente un concetto base che ritroviamo nei titoli, per dare poi adito ad una astrazione che lo rappresenti in modo personale (“ciclo delle stagioni” 1995, “Hero And Leander” 1985), a volte sottolineata da citazioni, riferimenti scritti sulla tela.
Si potrebbe parlare del ciclo “Lepanto” del 2001, grandi pannelli su cui segni, o meglio accenni enfatizzati di segni, ci appaiono prima come estrospezione dell’anima, poi, visto il titolo, si rivelano invece per quello che sono, stilizzate barche distrutte o semidistrutte su un mare trasparente ma insanguinato. Appunto l’illustrazione della battaglia di Lepanto.
Si potrebbe parlare dei suoi accenni di rose del 2008, confortate a volte da scritti, cromaticamente cangianti e ripetute, quasi ad imitare le “Marylin” di Warhol.
Si potrebbe prendere in esame l’enigmatico ciclo “III Note From Salalah” del 2005, di cui in verità preferiamo assaporare l’accostamento dei turchesi ai bianchi velati, senza approfondirne il significato e gustarci l’estetica armoniosa del significante.
Potremmo estasiarci davanti alle lavagne riempite di ghirigori tondeggianti, a cancellare qualcosa che non è stato in verità ancora scritto… potremmo, potreste.. se ritenete sia il caso.
I have a signed copy titled THE HILL and dated 1966. Is there value to this?
Difficile dirlo, si deve prima vedere se è autentica, cosa intendi per copia? E’ una serigrafia? Puoi provare a inviarci una foto al nostro indirizzo email: [email protected]
Ti daremo un nostro parere.