L’altra Gioconda

L’altra Gioconda

Ritratto Di Dama – attribuito a Francesco Melzi – 1500 circa

Non tutti sanno, anzi sono in pochi a saperlo, che la “Gioconda” di Leonardo Da Vinci non è l’unico ritratto di colei che è definita “Monna Lisa”. Milioni sono le copie esistenti di epoca recente e passata , ma ce n’è una che copia pare non sia, simile nella posa e, si è visto poi , anche in tutto il resto. Quest’altro dipinto fu eseguito proprio nello stesso periodo, forse proprio nello stesso studio, forse proprio a pochi centimetri di distanza da Leonardo, mentre lui dipingeva la sua versione, quella che è divenuta celebre in tutto il mondo.

L’autore dell’altra “Gioconda” è molto probabilmente un allievo di Leonardo come fu il Salai, ma presumibilmente fu Francesco Melzi, pittore di ottima qualità. Non è certo inusuale sentire accostato il nome di Melzi a quello di Leonardo. L’allievo lo seguì non solo nel suo apprendistato ma anche in alcuni suoi viaggi e gli rimase accanto fino alla morte, quando ereditò tutta la sua fortuna.

Sant’Anna E La Vergine Con Il Bambino Che Stringe Un Agnello – Francesco Melzi – 1520

Il Melzi non è nuovo a mostrare opere di spirito prettamente leonardesco, non solo nello stile, ma anche nelle pose dei soggetti. Tra i suoi quadri simili a quelli di Leonardo, troviamo la sua versione di “Sant’Anna E La Vergine Con Il Bambino Che Stringe Un Agnello” del 1520 e il famosissimo “Leda E Il Cigno” del 1507 presente agli Uffizi, leggendaria copia dell’opera omonima di Leonardo andata perduta di cui restano molte altre versioni di allievi. Quella del Melzi è senz’altro la più conosciuta.

Anche il Melzi ha goduto di attribuzioni dibattute e controverse, essendo dalla mano gentile e avendo imparato molto, negli ultimi anni si dice che ritoccasse lui le opere del maestro.

L’attribuzione dalla riscoperta “Monna Lisa” al Melzi ha però ha una storia particolare.

Il quadro chiamato “Ritratto Di Dama” compare in Spagna nel 1666, per poi essere esposto al Museo del Prado dal 1819 dove ancora risiede. Sembra che sia arrivato lì dopo la vendita che lo scultore Pompeo Leoni fece del lascito di carteggi e opere leonardesche avute dal figlio primogenito del Melzi.Orazio Melzi in cambio di incarichi di prestigio, cedette tutto all’allora scultore del re Leoni, è auspicabile che l’opera poco dopo entrò a far parte della collezione del re.

Ritratto Di Dama dopo il restauro – attribuito a Francesco Melzi – 1500 circa

In origine non si era pensato che “Monna Lisa” potesse esserne la modella, semplicemente perché il fondale era completamente scuro e dalle ombre usciva una figura di donna che poteva avere solo una vaga somiglianza con la “Gioconda”.  Gli studi di restauro del 2010 hanno poi accertato un disegno sotto lo sfondo simile a quello leonardesco, così di lì a breve il pigmento che si è scoperto essere stato messo successivamente nel 1750, è stato rimosso, rivelando quello che effettivamente è il paesaggio della “Gioconda”, addirittura rimaneggiato e ridipinto in alcuni punti come fece Leonardo.

Monnalisa versione attribuita a Francesco Melzi – Monnalisa di Leonardo Da Vinci. (particolari)

Particolare attenzione è stata riservata al fatto che le due versioni si discostano, anche se di poco, nell’angolatura della visione, non tanto del soggetto che sembra coincidere nel disegno, quanto del paesaggio che essendo più lontano, viene amplificato di più nella diversità della parte visibile.

Nella versione del Melzi l’orizzonte appare più alto, più decentrato e rivelatore di particolari dei monti nascosti nell’altra. Per questo si pensa che le tele da dipingere fossero stare disposte l’una accanto all’altra, nella stessa stanza davanti allo stesso soggetto, addirittura dipinte contemporaneamente. La versione del Da Vinci fu però da lui rimaneggiata per anni, mentre quella presunta del Melzi, sembra sia stata iniziata nel 1503 come l’altra, ma finita di lì a poco.

Se tutto questo fosse vero, le prime conclusioni, grazie allo studio dell’altro ritrovato ritratto di “Monnalisa”, sono che il paesaggio alle spalle della “Gioconda” era reale, non di fantasia e nemmeno riportato poi sulla tela, ma  che effettivamente era così come rappresentato nel momento in cui fu dipinta la modella e  che lei era effettivamente in quella posizione e davanti a quei luoghi.

Monnalisa versione atribuita a Francesco Melzi (prima del restauro) – Monnalisa di Leonardo Da Vinci. (particolari)

La copia presente al  Prado è da sempre stata giudicata di qualità inferiore anche se in miglior stato di conservazione, ma il pigmento rimosso ha contribuito non poco a deprezzarne il tutto. E’ possibile che la brama di scoprire il mistero sia stata maggiore dell’intenzione di operare un giusto restauro, quindi forse si è tolto più pigmento scuro di quanto dovuto.

Un’altra teoria si basa sul fatto che nei due quadri il disegno è troppo simile per poter essere fatto da due pittori in posizioni diverse anche se molto vicini. L’attribuzione al Melzi resta probabile ma in questo caso si è ipotizzato che la dama da lui ritratta non fosse la stessa e certo non nello stesso momento in cui la dipingeva Leonardo. Sarebbe stata invece la Duchessa di Milano Isabella D’Aragona, presa a modello nello stesso luogo e nella stessa posa in cui Leonardo aveva immortalato quella che è stata identificata in Lisa Gherardini.

Troppo diversa per essere una semplice copia, ma troppo simile nello schema pittorico e nel paesaggio per essere esente da parentele, la “Gioconda” del Prado si mette a disposizione di tutti gli appassionati di misteri artistici e di tutti gli storici dell’Arte che volessero elaborare altre teorie sulla “Gioconda” di Leonardo ed è certo un bell’aiuto avere un’altra visione nello stesso momento storico in cui fu dipinta,  forse un’altra versione di quella modella e di quella tela  che da secoli fanno parlare tanto di loro in tutto il mondo.

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