Giovanni Bodini fu pittore ferrarese (1842-1931) dalla pennellata sprezzante che visse a pieno la sua epoca. Sondò i principali movimenti artistici italiani, viaggiò conoscendo artisti contemporanei di fama internazionale ma restò sempre fedele a se stesso, un cane sciolto nel panorama artistico europeo.
Ebbe grande fama soprattutto come ritrattista di gentili dame. Eseguì centinaia di ritratti ad olio, dove le sue donne posavano bellissime ed effervescenti, slanciate e sorridenti, “Femme Fatale” tra fruscianti abiti di seta, lustrini e piumaggi. Fu per molti il simbolo della “Belle Epoche”, quel mondo che aveva visto la rivoluzione industriale portare ricchezza e felicità e che si estinse con la I° Guerra Mondiale.
Conteso in ambito macchiaiolo, affascinato dai Futuristi, rifiutò la contaminazione della sua Arte a ciò che non fosse stata esaltazione della bellezza.
“L’amazzone” o “Alice Regnault A Cavallo” del 1880 è un raro dipinto equestre di Giovanni Boldini, dove una delle sue tante dame, stranamente non è rappresentata racchiusa in un bellissimo abito in stile, ma all’aperto, addirittura a cavallo ed in succinta tenuta nera.
I quadri di Boldini “en plein air” sono pochissimi, anche per questo Boldini si distaccò dai Macchiaioli e dagli Impressionisti che facevano della pittura all’aperto uno dei loro punti di riferimento. Nonostante i pochi quadri dove ha dipinto cavalli, in quest’opera dimostra una sicurezza e una capacità rappresentativa nella pittura equestre che trova difficilmente eguali in tutta la storia dell’Arte.
E’ sicuramente impressionante l’abilità di Boldini nel dipingere l’animale con pennellate nervose e veloci che ne descrivono però perfettamente ogni anfratto, ogni muscolo, ogni piega della pelle, ogni venatura, mantenendo la movimentata parvenza dell’andatura al piccolo trotto.
L’occhio si perde in quell’incavo tra i pettorali equini, dove una miriade di pennellate descrivono altrettante sfumature, perfettamente controbilanciate da quelle del muso e dai riflessi sulla coscia.
Boldini si dimostra maestro virtuoso nel dipingere le zampe scattanti tanto che tra gli ocra del manto e dello sfondo, si perde la dama, certo trascurata nel suo lungo vestito nero se paragonata al modo in cui le dipingeva di solito, ma a cui non nega però una bellissima prospettiva nella penombra del volto, dove all’ombra del cappello, si unisce il riverbero di un pallidissimo verde. Ed il vederlo è come dopo aver raggiunto l’estasi ad un banchetto squisito, assaporare un dessert altrettanto squisito.
Tra le opere più famose di Boldini ci sono i due ritratti di Giuseppe Verdi del 1886: il primo a pastello, il secondo a olio su tela. Furono moltissimi i ritratti che eseguì ai personaggi illustri della sua epoca, a cui però riservò un trattamento più realista, rimarcandone la fisionomia, la consistenza.