Michelangelo – La Volta della Cappella Sistina
Come fu possibile che membra di un sol uomo abbiano originato capolavori di così enormi dimensioni e tanta eccelsa fattura, e in quantità oltre la logica dell’immaginabile, non ci è dato di sapere, ciò non toglie che Michelangelo Buonarroti in una sola vita, riuscì nell’impresa di terminare lavori impensabili, sia per la grandiosità che per l’innovazione, andando sempre oltre quello che i suoi committenti si aspettavano e statene certi che in quel tempo che fu uno dei più fecondi periodi artistici, le attese dei committenti erano moltissime, in quel tempo che vide sfide agguerrite tra mostri sacri dell’Arte rimasti famosi per tutti i secoli a venire, quando dopo un lungo periodo di buio della ragione si vide finalmente la rinascita della società e di una fiorente economia, coadiuvati dall’ingegno dell’uomo applicato in ogni campo, assieme alla rinascita dell’Arte con al centro “l’umanesimo”, in quel periodo che fu appunto chiamato “Rinascimento“.
Mentre Leonardo da Vinci incantava il mondo per la sua finezza con un ritratto di giovane dipinto su una piccola tavola che fu poi chiamata “Gioconda”, Michelangelo nello stesso periodo creava capolavori immensi nel bianco marmo che si distinguevano per le gigantesche misure e per la possanza.
La progressione Michelangiolesca alla corsa nel dare alla luce opere inestimabili fu prodigiosa, se si pensa che all’età di 66 anni finì di affrescare la sua opera conosciuta come la più grandiosa, il “Giudizio Universale”, lui che in realtà si sentiva sicuramente più scultore che pittore ma non solo, non tutti sanno che dopo di questa, altri due affreschi dipinse nella Cappella Paolina: “La Conversione Di Saulo” e “La Crocifissione Di San Pietro”, che lo impegnarono fino al 1550 quando aveva 75 anni. In quel periodo scolpì anche le statue di “Lia” e “Rachele” per il “Monumento Funebre di Giulio II°” e contemporaneamente seguì e terminò alcuni progetti architettonici a Roma.
Imponente come tutte le opere michelangiolesche, “Il Giudizio Universale” mostra le infinite possibilità artistiche che Michelangelo possedeva, innovatore, grandissimo anatomista, fine descrittore, colorista attento, genio della costruzione e della composizione del disegno.
Ma se questo immenso affresco di 13,70 x 12 metri resterà indelebile nelle menti abituate a farsi carezzare dalle gioie dell’Arte, è forse l’altra grandissima, immensa pittura affrescata sulla volta della Cappella Sistina che merita la maggiore considerazione e forse il massimo del tripudio.
La “Volta della Cappella Sistina” è un immenso affresco di 40 x 14 metri che Michelangelo dipinse tra il 1508 e il 1512 per decorare il grande soffitto costruito a botte. Affermare però che Michelangelo lo affrescò, è cosa manchevole di verità e riduttiva, soprattutto sminuisce tutto il suo lavoro di genio e progettazione. Infatti è bene sottolineare che lui prima lo riprogettò nell’architettura, facendone un intricato intreccio di travature e volte a crociera, lo rimodellò con un gioco di pieni e vuoti, stucchi e cornici degni di una cattedrale gotica del nord Europa, poi tra quelle strutture realiste tanto da sembrare di poterle toccare, dipinse una miriade di capolavori, alcuni divenute icone moderne dell’Arte, riprese in epoche successive perfino dagli artisti Pop della Scuola Romana negli anni ’60 per paragonarle alle immagini Pop d’oltre Oceano, ricopiate ancora dai nostri contemporanei e rilanciate periodicamente anche dalle pubblicità tanto che in molti le conoscono ma non sanno effettivamente di cosa fanno parte e dove sono state dipinte… E tutto questo Michelangelo lo fece col solo pennello e c’è dell’altro, si narra che lavorò da sdraiato, su un immenso baldacchino che dovette arrivare fino al soffitto alto più di 20 metri, e se ancora non arrivate a capire la magnificenza di tale opera, guardate allora le figure dipinte nella rotondità della volta perfettamente rese, tali da annullare l’effetto della rotondità dove non richiesto, anche se osservate dal pavimento a grande distanza. Guardate la miriade di corpi perfetti in posizioni tutte diverse anche nella quantità di scorci arditi, ripresi dal basso, di fianco in prospettive che precorrono quelle Barocche, quelle Rococò dei grandi affrescatori italiani che divennero secoli dopo famosi in tutte le corti europee.
A tutto questo va aggiunto la vastità della superficie dipinta, la qualità sublime e il fatto che pare Michelangelo la dipinse tutta da solo.
In verità inizialmente dalle botteghe fiorentine arrivarono come collaboratori validi artisti ma Michelangelo insoddisfatto, li licenziò presto perché a suo dire non erano abbastanza fedeli nelle riproduzioni ai suoi cartoni preparatori. Racconta il Vasari, che effettivamente non volle alcuno come collaboratore per tutto il resto dell’opera e che ad un certo punto continuò l’affrescatura senza alcuno schizzo, alcun cartone preparato.
Dopo il recente restauro “conservativo” che in verità di conservativo ha ben poco, “La Volta Della Cappella Sistina” è cambiata, come del resto è cambiato di fianco, “Il Giudizio Universale”. Tolto quello che è stato definito sporco o muffa o umidità accumulato nel tempo, se n’è andato in verità anche molto di quello che Michelangelo aveva messo di sublime per far sì che i suoi personaggi acquisissero la consistenza del reale, quindi particolareggiandoli all’eccesso, ombreggiandoli in maniera realistica. Rimane così una immensa decorazione dai colori sgargianti, bellissima nella composizione e nel disegno delle anatomie ma più simile ad un grande fumetto che ad un’opera rinascimentale fatta per deliziare palati d’epoca così fini da contestare già opere di grandi artisti loro contemporanei.
Cosa avrebbe detto il committente Papa Giulio II° se veramente Michelangelo gli avesse presentato dopo 4 anni un tale lavoro simile all’attuale non lo potremo mai sapere, ma certo, se già gli contestò la metà del lavoro appena dipinto e rifinito di tutto punto, sicuramente alla vista dell’affresco nelle condizioni in cui è ora l’avrebbe subito licenziato con massima vergogna o avrebbe pensato che era ancora da finire!
Quindi a noi ormai non resta che immaginare come fu il grande affresco mischiando le foto di prima del restauro, certo annerite dal tempo, con quelle del dopo, dai colori sgargianti ma completamente esenti delle eccellenti ombreggiature che rendevano i suoi soggetti vivi e tridimensionali, in quelle che sembravano vere e proprie nicchie entro le mura.
Detto questo sicuramente con un po’ di nostalgia per l’opera che fu, ci possiamo accingere a descrivere le numerose celle in cui Michelangelo divise il soffitto, tra cui spiccano quelle centrali certo famosissime: “La Creazione Di Adamo” dove la nuvola che accompagna il Dio creatore è a forma di cerebro e indimenticabile il tocco divino è protagonista, “Il Peccato Originale E Cacciata Dal Paradiso” un dittico con al centro l’albero della conoscenza e lo strano serpente dalle sembianze umane, “Creazione Di Eva”, “Separazione Della Luce Dalle Tenebre”, “Il Sacrificio Di Noè”, “Il Diluvio Universale” e tutte le altre illustrazioni del Vecchio Testamento che evito di citare per il cuore gonfio e contrito nel ricordarle come erano, sublimi, e come sono adesso, fumettoni degni delle vignette degli albi dei super eroi Marvel.
Fortunatamente, il soffitto è così alto che i particolari si perdono all’occhio del visitatore che osserva dal basso e quelli che sono ormai dei grandi macchioni dai colori sgargianti fanno sempre la loro figura immersi nella composizione michelangiolesca inattaccabile e geniale e sopravvissuta ai restauratori.
Decine di corpi nudi attorniano i riquadri delle testimonianze bibliche, addirittura 4 per ogni formella, sono gli “Ignudi” con cui Michelangelo non ha lesinato di ricoprire parte delle architetture, spesso sono più ben fatti dei soggetti principali, come se annoiato dalle ampie campiture delle simili travi, si fosse cimentato nel più difficile disegno di nudo che invece lo divertiva di più. Corpi perfetti ovunque, come angeli senz’ali ci guardano seduti o avvinghiati alle colonne, ai marmi decorativi e certo sarebbero sembrati venir giù con un soffio quando freschi di pennello avevano tutto il loro splendore.
E ancora ci sarebbe da descrivere le tante altre porzioni di decorazioni, le 8 vele che insieme ai 4 pennacchi formano le 14 lunette intorno ai finestroni a volta, dove sono raffigurati altrettanti personaggi biblici o mitologici, sibille e profeti, coperti questi con vesti gonfie svolazzanti e non privi di decorazioni, putti e quant’altro, dove tutto è simbolo e ognuno è un quadro a se stante, ve ne facciamo un elenco:
Decorazioni centrali con scene della Bibbia:
1 Dio separa la luce dalle tenebre
2 Dio crea il Sole, la Luna e la Terra
3 Dio separa le terre dalle acque
4 La creazione di Adamo
5 La creazione di Eva
6 La cacciata dal paradiso terrestre
7 Il sacrificio di Noè
8 Il diluvio universale
9 Ebbrezza di Noè
Decorazioni laterali delle vele, delle lunette e dei 4 pennacchi agli angoli del soffitto:
10 Il profeta Zaccaria
11 La sibilla delfica
12 Il profeta Isaia
13 La sibilla cumana
14 Il profeta Daniele
15 La sibilla libica
16 Giona
17 Il profeta Geremia
18 La sibilla persiana
19 Il profeta Ezechiele
20 La sibilla eritrea
21 Il profeta Gioele
22 Davide e Golia
23 Giuditta e Oloferne
24 Giosia con madre e padre Amon
25 Ezechia con madre e padre Achaz
26 Asa con madre e padre
27 I genitori del futuro re Jesse
28 Il serpente di bronzo
29 La punizione di Aman
30 Salomone
31 Roboamo
32 Ozia con fratello, madre e padre Joram
33 Zorobabele con madre e padre Salatiel
Un tripudio, un trionfo di grandissima, strabordante qualità pittorica fu “La Volta Della Cappella Sistina” per chi la vide appena affrescata, e certo così si mantenne per altri secoli ancora. Quale grande peccato è esser nato solo adesso e non averne goduto a pieno, quando era nel suo massimo splendore!