Piazza dei Leoni – Empoli

Fontana dei Leoni (Fontana delle Naiadi) – 1828

Piazza dei Leoni – Empoli

Si potrebbe pensare che l’Italia eserciti la sua grandissima attrattiva per quei turisti affamati di storia e di Arte,  a causa di monumenti bellissimi, famosi in tutto il mondo, ma sarebbe solo una riduttiva valutazione del suo patrimonio artistico. Infatti viaggiando nel nostro bel paese, possiamo scoprire anche in luoghi non conosciuti alle masse, in cittadine più piccole, angoli in cui il tempo ha accumulato testimonianze e semisconosciuti capolavori che noi spesso ormai ignoriamo, tanto è la nostra vicinanza e quotidianità alla vista, ma che ingolosiscono chi della nostra storia, della nostra cultura è assetato come lo sperduto pellegrino nel deserto ne è di acqua, semplicemente perché non ne ha, non così intensa, non così minuziosa e importante fin nei piccoli dettagli come e quanta ne abbiamo noi.

Fontana dei Leoni (Fontana delle Naiadi) – 1828

Così capita di avventurarsi per i crocicchi di paesi o cittadine come Empoli, non distante da Firenze, e di trovarci posti dove il fato ha voluto che nel corso dei secoli si accumulassero piccoli capolavori, sommati gli uni agli altri, dando origine a non meraviglie eccelse ma a punti in cui la storia ha più volte lasciato il segno, sia con opere che con parole.

Tra le piccole vie del centro di Empoli, in cui si circola solo a piedi, c’è appunto uno di questi luoghi, quasi impensabile per la sua importanza e conosciuto soprattutto per il monumento centrale di questa piazza che le dà appunto il nome convenuto di “Piazza dei Leoni“.

 Di “Piazza Farinata degli Uberti” (questo è in realtà il nome datogli sulla carta) si avverte da subito l’importanza storica che va oltre la bellezza dei suoi decori e arrivati in questo quadrato aperto in cui le stradine confluiscono dove si vede finalmente il cielo, non si può che stupirci e cercare il perché di tanto stupore. Ci colpisce da subito la grande fontana al centro disegnata da Giuseppe Martelli (1792-1876), di pianta circolare inserita in un ottagono, con quattro bellissimi leoni guardiani in marmo, così ben fatti che quasi tutto il resto sparisce. Forse perché nel contesto della felice cittadina non ci aspettiamo di trovare tali belve feroci, ne prendono la scena e quasi non ci accorgiamo che l’opera in marmo prosegue materializzando una colonna fatta di ninfe al centro della vasca nell’atto di ripararsi all’ombra del grande piatto sorretto, da cui scroscia l’acqua.

Piazza dei Leoni (Piazza Farinata degli Uberti)

Sono i leoni di Luigi Giovannozzi (1791-1871) e il parente Ottavio Giovannozzi (1820-1848) ottimo ritrattista precocemente scomparso. Due ognuno ne scolpirono nel 1828, di cui non colpiscono tanto le criniere, quanto la posa, dai muscoli che paiono pronti al balzo, con le teste abbassate e le gambe posteriori flesse, ed è forse questo trovarseli davanti appena usciti dai crocicchi che ce li fa vedere in tutta la loro espressività e bianchi, a guardia di chissà cosa, non possono non stupire.

Le ninfe che come cariatidi sorreggono la fontana, furono scolpite da Luigi Pampaloni (1791-1847) nel 1827, interessante artista neoclassico di chiara ispirazione canoviana soprattutto in queste opere, più che nei ritratti bellissimi e severi ma con particolari sorprendenti, ammirabili nei pressi degli Uffizi. Sono infatti di sua fattura i marmi che personificano “Leonardo Da Vinci”, “Brunelleschi” e “Arnolfo Da Cambio”.

Luigi Pampaloni – Leonardo da Vinci, Uffizi

Ma l’atmosfera carica di pathos ci rivela che la “Fontana delle Naiadi“, ribattezzata anch’essa “Fontana dei Leoni“, è solo una recente aggiunta alle altre meraviglie e alle storie e gli usi che da più di mille anni qui si conservano.

Fin dal tempo in cui si perdono le origini del nome di quel centro che fu prima etrusco, e già fiorente nell’era della Repubblica Romana, Empoli o Empolus oppure Empolis fu centro di commercio, porto e snodo commerciale sull’Arno al punto che si pensa il nome possa originare da “porto”, “mercato del vino” o “emporio”.

Interno della Collegiata di Sant’Andrea, Empoli

La suddetta piazza fu infatti il centro intorno al quale fu costruito il castello nel 1119 di cui restano ancora le mura e anche se nel tempo ha subito trasformazioni radicali, già in epoca medievale era adibita a mercato presso la Collegiata di Sant’Andrea, rivestita alla maniera toscana di marmi sulla facciata e bellissima nel suo interno, tutt’ora presente. Non c’è più il grosso olmo per cui fu in principio chiamata Piazza dell’Olmo, dove si riunivano i paesani per avvenimenti e giudizi e nemmeno la Colonna del Marzocco di età rinascimentale distrutta dalle truppe di Napoleone perché simbolo fiorentino, ma si narra ancora del Congresso di Empoli tenuto nel palazzo antistante dove Farinata degli Uberti nel 1260 riuscì a strappare Firenze dall’atroce destino di città di parte Ghibellina vinta, e della volta che Garibaldi si affacciò al balcone per tenere un discorso agli empolesi sulle sorti dell’Italia nel 1867.  

Collegiata di Sant’Andrea

Immancabili targhe sono poste a ricordo di questi storici avvenimenti e vari aneddoti impreziosiscono insospettabili angoli, tra cui quello sulla “Madonna Degli Ebrei“, altra bellissima opera del 1518 di Andrea della Robbia (onnipresente in Toscana), ora custodita nella pinacoteca della Collegiata. Ma le mura di Palazzo Pretorio e Palazzo Ghibellino oltre al museo e alla storica sede espositiva dell’associazione artistica “Il Ghibellino“, hanno ancora altro da raccontare, si svolge infatti in questa stessa piazza fin dal 1397 il “Volo del Ciuco”, rievocazione storica della beffa con cui gli empolesi riuscirono a far capitolare la vicina fortezza di San Miniato. 

Si narra che Silvera colonnella sanminiatese pronunciò tali parole:

“…Gli asin pria volar di posta si vedranno pel ciel, che la forte città coi suoi paesi cada in poter giammai degli empolesi”.

E fu così che per festeggiare tale vittoria, gli Empolesi non solo organizzarono giochi e cortei rievocativi (tra cui il tiro alla fune e una sorta di calcio in costume) ma anche il “Volo del Ciuco”, portando sul campanile affacciato sulla piazza un povero asino che, legato ad una carrucola, veniva lanciato lungo il percorso di una corda che finiva attaccata ad una colonna di Palazzo Ghibellino. Chi ha assistito alla moderna manifestazione con un ciuco finto, ha comunque capito la cruenza dell’avvenimento, infatti fu proibito nel 1860, per poi essere ripristinato in età moderna con le suddette modifiche. E’ per questo che ancora adesso, i pezzi del ciuco vengono distribuiti, anche se finti, perché in origine il ciuco vero, morto nell’urto con la colonna, veniva diviso e mangiato dagli empolesi presenti.

Volo del Ciuco -Piazza dei Leoni, Empoli

Ma non è finita qui.

Empoli ci riserva altre sorprese riguardo al suo rituale caratteristico. Infatti nel quartiere di Pontorme che già nel medioevo era un castello a sé non distante da Piazza dei Leoni, si celebrava invece “Il Volo del Becco”.

 Dal 780 fino al 1786, veniva buttato giù dalla torre delle mura di Pontorme un caprone che si sfracellava rovinosamente al suolo. In seguito l’usanza fu continuata ma dal campanile della Chiesa di San Michele nel giorno della festa del santo. Nella stessa chiesa è custodito il dipinto “San Giovanni E San Michele Arcangelo” dell’Artista chiamato Pontormo (1494-1557) proprio perchè in quei luoghi ebbe i natali.

Pontormo – San Giovanni E San Michele Arcangelo

Il Volo del becco” fu poi fatto coincidere con “Il Volo del Ciuco” nel giorno del Corpus Domini, e ripreso solo in età contemporanea con protagonista un caprone finto.

Tale avvenimento fu forse pensato per ricordare la cacciata dei diavoli dal Paradiso guidata da San Michele o è possibile che tale uso abbia ancora più antiche origini di quelle in era cristiana? Quanto è stata l’influenza della prima rievocazione nella creazione dell’altra?

 Come spesso accade, usi e costumi di epoche diverse si sommano e lasciano aperti interrogativi che si perdono nelle notti dei tempi passati, e tanti altri ancora ce ne sarebbero da raccontare…        

Volo del Ciuco, illustrazione d’epoca

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