La fotografia e il fotoritocco digitale vanno di pari passo ormai da decenni, sono rari infatti quei fotografi che ancora non elaborano le foto al pc e soprattutto che non le elaborano pesantemente.
Vincent Minor è un fotografo che non fa eccezione.
Il suo stile in verità è molto interessante, perché sembra partire da una visione classica della fotografia per poi integrarla con l’aumento della saturazione cromatica del soggetto principale.
Molte sue foto si potrebbero definire classiche, perché anche se interessanti, innovative negli artificiali fotomontaggi, sono però molto antiche nei toni, nella composizione, nello studio dei particolari.
Oggetti, contaminazioni le rendono molto attuali all’interno di una costruzione romantica, a volte retrò.
Maestro del dosaggio dell’ombreggiatura, delle luci perfette nelle scene, del fotomontaggio che ingloba stupendamente nelle foto, Minor si costruisce visioni surreali divertenti, filosofiche, emotive, drammatiche, a volte sorrette da una vena ironica ma soprattutto dal sogno e dal bisogno di raccontare una favola.
E’ evidente che Minor è un fotografo a cui interessa principalmente una maniacale resa della perfezione dell’immagine, sempre affascinante, sempre principio cardine di ogni fotografia.
In un secondo tempo, si avverte la presenza di una tematica particolare, spesso non meno interessante.
La capacità tecnica più evidente di Vincent Minor è di rendere incredibilmente naturali le foto anche se sature di colori in certi dettagli.
L’alterazione cromatica eccessiva non disturba ma esalta la narrazione fotografica, delicatamente modulata si integra felicemente tra le tonalità del resto delle foto che hanno invece solitamente colori naturali.
L’altra sua caratteristica è quella di riuscire a far comprendere l’esistenza di veri e propri racconti riassunti nei suoi fotogrammi, improbabili, surreali, alieni.
Ogni foto sembra una favola, a volte dal significato e la sceneggiatura evidente, a volte no, allora nel guardarla, ci sentiamo come arrivati nel mezzo della narrazione di una storia o addirittura alla fine.
Si resta stupiti e con la voglia di conoscere tutto il racconto, possibilità concessaci dagli indizi di cui le foto sono disseminati. Scatta così una divertente ricerca nella ricostruzione della fiaba che pare ci voglia raccontare e ci assale la voglia di dare un costrutto logico agli oggetti, ai soggetti rappresentati. In questo modo coinvolgente, Minor ci dà la possibilità di diventare artefice di parte del racconto.
La sua tematica prende spunto principalmente dalla sfera emotiva nascosta in lui, ma sonda anche la coscienza collettiva arrivando a rappresentare le paure, i desideri, i ricordi di tutti.
Minor lascia spazio anche ad elementi che ognuno può interpretare a suo modo, come se volesse ribadire chiaramente il concetto che c’è una globale storia emotiva che però si distingue nei dettagli di ogni singolo individuo, arrivando a renderci per certi versi tutti uguali, per altri, tutti diversi.