Felice Casorati – Concerto – 1924

Felice Casorati – Concerto – 1924

Felice Casorati – Concerto – 1924

Il concerto è un tema pittorico che si sviluppa nel Rinascimento e di cui poi artisti di ogni tempo hanno dato una loro versione. Tra le più famose opere dove il concerto è soggetto, c’è sicuramente quella del Giorgione, “Concerto Campestre” del 1520, ma ne abbiamo anche uno splendido inserto in “Le Nozze Di Cana” del Veronese del 1563 e tracce nei vari quadri di bagnanti di Ingres.

 Felice Casorati (1883-1963), artista italiano nato a Novara ma esploso a Torino, fu inizialmente attratto dal Libety e affascinato da Klimt. Presto si orientò verso un contesto di sintesi formale. Mai trascurò la delicatezza delle tonalità, l’aspetto stilistico curato, un sottinteso richiamo all’Arte rinascimentale con specifici riferimenti a Piero Della Francesca per l’immobilità delle forme e dei soggetti. Fu accostato dalla critica al Realismo Magico, per  la particolarità delle scene dove filtra anche un sottile anelito metafisico.

Attratto dalla musica prima che dalla pittura, Casorati non poteva esimersi dal dipingere la sua versione di  concerto, a dire il vero particolare, che si distingue per la stravaganza della scena.

E’ da notare prima di tutto la sintesi formale raggiunta nelle rotondità, vera e propria chiave di lettura, vero scopo di tutta l’opera. Casorati infatti qui raggiunge una descrizione dei volumi che si eleva verso la loro purezza, visti come soggetti principali al di là di ciò che narra la scena. Dopo aver raggiunto queste vette pittoriche, il passo successivo sarà la scomposizione dei volumi stessi, la frantumazione quindi delle figure in forme geometriche e  la nascita del Cubismo che altri artisti porteranno a compimento.

Casorati si sofferma sulla descrittività totale, evitando l’affondo dettagliato, cercando di idealizzare le forme ricamate da ombreggiature complesse e complessi punti luce.

Felice Casorati – Concerto – 1924

La luce appunto nella scena del “Concerto” come in molti altri suoi lavori è un interrogativo, una sintesi tra artificiale e naturale, che in verità alfine spiazza l’osservatore. Sembrerebbe infatti provenire dall’alto e dalla sinistra, attraversare il gruppo di figure centrali e investire la suonatrice, facendone il soggetto principale anche se accovacciata a destra, ma non è così.

La prima figura sulla sinistra non è colpita da un forte bagliore ma da una luce soffusa, perfino la spalla è in leggera penombra, completamente avulsa dall’illuminazione della donna vicina. Per non parlare della figura al centro dal gomito avanzato che non intercetta una luce diretta come dovrebbe ma si rifugia anch’esso nella penombra. Infine le due donne alla finestra, la prima giustamente ridotta a sagoma scura nel controluce dell’ipotetico paesaggio, l’altra illuminata dal chiarore esterno ma non troppo, non come si dovrebbe, in modo da non rubare la scena e fare giustamente da sfondo.

 Il “Concerto” di Casorati quindi si rivela a noi come un pregevole studio di volume e luci, non tanto nella sua rappresentazione naturale quanto in una rappresentazione atta ad esaltare lo scopo dell’autore, a risaltare quelle parti del quadro che gli interessano. Le due donne alla finestra sono volutamente ritratte nell’ombra innaturale, come la figura sulla destra, tutto il quadro in verità è dipinto partendo da una reale illuminazione che poi viene modulata e cambiata a seconda delle esigenze del pittore.

Felice Casorati – Concerto – 1924

 In questo modo, si ha un controluce alla finestra smorzato, le due donne di sinistra che gradualmente escono dall’ombra mostrando rotondità apprezzabili, mentre quella che dovrebbe forse essere il soggetto principale (la donna che viene avvolta dal basso nelle stoffe scure), resta anch’essa vagamente illuminata. La luce del quadro quindi forzata da Casorati, ci guida verso la serena suonatrice movimentando la scena che alla fine, vede in realtà protagonista non la musicante ma la donna inginocchiata al centro, delicatamente elaborata tra forti colpi di luce, penombre, riverberi, che ne scolpiscono le femminili rotondità senza accentuarle, ma che ne mostrano con forza la curiosa posa.

Girata di spalle, sembra proteggersi la testa,  vacillare e appoggiarsi, sotto l’influsso del suono forse non idilliaco. La lettura del “Concerto” di Casorati diventa quindi enigmatica quando si scopre che le probabili note della chitarrista sono in realtà ignorate praticamente da tutte le donne, sia le bagnanti che le altre, tranne che dalla figura in primo piano, che nella dolce atmosfera creata dalle calde modulazioni di colore, pare esserne invece addirittura disturbata.           

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